La sanità siciliana non ha pace. Dopo la “presentazione” nei giorni scorsi del Piano regionale dell’assessore Gucciardi, oggetto di polemiche da parte delle realtà locali che sarebbero state oggetto di tagli – primo tra tutti l’ospedale di Cefalù, la cui situazione è stata oggetto di richiami illustri tra cui quello di Fiorello durante la sua diretta giornaliera, e la cui chiusura è stata in seguito negata dallo stesso Gucciardi – arriva il rimpallo di responsabilità tra Palermo e Roma, che tuttavia non restituisce un quadro preciso della situazione e non placa i dubbi di quanti temano la riorganizzazione del comparto sanitario regionale.
Il peso maggiore è tutto sulle spalle delle realtà ospedaliere, che secondo la ristrutturazione prevista assumerebbero nelle aree di competenza un ruolo commisurato alla loro grandezza. «Siamo in interlocuzione con la Regione e il Governo per il varo di un Piano compatibile con le esigenze locali – dice a CittadiniComuni.it il direttore generale dell’Ospedale “Cannizzaro” dottor Angelo Cannavò – La sanità catanese ed in particolare il Cannizzaro sono un punto di riferimento per la sanità siciliana e il loro ruolo resta di primo piano». Il “Cannizzaro” è indicato nel Piano come “hub” – ovvero ospedale di primo livello – per l’Area Territoriale Catania-Ragusa-Siracusa, comprendente un “bacino d’utenza” di quasi due milioni di persone. Ad affiancare la struttura, come “spoke” – ospedali di secondo livello – ci saranno il Garibaldi e il Policlinico di Catania, l’ospedale di Caltagirone, l’ospedale “Maria Paternò Arezzo” di Ragusa e l’”Umberto I” di Siracusa.
“Strutture di base” sarebbero invece gli ospedali riuniti di Acireale-Giarre, Biancavilla- Paternò, Vittoria-Comiso e gli ospedali di Avola, Augusta e Lentini. Ulteriori presidi locali sarebbero a Mililitello Val di Catania, a Scicli e Noto, senza tuttavia strutture di emergenza ed urgenza. Il coordinamento del 118 resterebbe in forza all’”hub” territoriale, ovvero al “Cannizzaro” di Catania. CittadiniComuni.it