La tracotanza con la quale l’ambasciatore americano è entrato a piedi uniti nel dibattito referendario italiano è sintomatica del livello di assoluta subalternità che contraddistingue il nostro povero Paese. Gli italiani sono trattati oramai a viso aperto come somari da mettere in riga, popolo di minorati incapace di autogovernarsi e perciò bisognoso di aiuti esterni che alcuni noti centri di potere offriranno con ipocrita generosità. Banchieri d’affari, massoni mondialisti, agenzie di rating, squali, pescecani, serpenti a sonagli e avvoltoi di ogni risma sono schierati in favore del “Si” alla riforma costituzionale partorita oggi da Renzi grazie al paziente lavoro preparatorio di molti piduisti da anni operativi sull’intero globo terracqueo. Come avrete notato, è partita la solita campagna di mistificazione già vista in occasione del referendum sulla Brexit: “Se vince il “No” al referendum l’Italia entrerà di nuovo in recessione”, “arriverà la Troika”, “le aziende straniere abbandoneranno l’Italia ed esploderà la disoccupazione”, “ si aprirà una crisi politica dagli esisti imprevedibili e potenzialmente tragici” e, forse, “sospenderanno pure i campionati di calcio”.
Un vero e proprio armamentario di idiozie colpirà in pieno l’italiano medio fino al giorno del referendum, nella speranza di condizionare per il tramite della minaccia e della suggestione una scelta che, molto semplicemente, riguarda la tenuta di alcuni fondamentali contrappesi democratici che hanno consentito all’Italia di entrare nel novero delle nazioni civili all’indomani della caduta della barbarie fascista. Bisogna tenere comunque gli occhi aperti. In Inghilterra, infatti, dove la demonizzazione dei fautori della “Brexit” aveva raggiunto livelli indecenti, la farsa si è infine trasformata in tragedia. Come ricorderete a pochi giorni dal voto uno squilibrato, al grido di “Britain firts”, accoltellò a morte la parlamentare europeista Joe Cox impegnata in prima fila per sostenere le ragioni del “Remain”. Una morte alquanto sospetta, sulla quale è immediatamente calata a urne chiuse una altrettanto sospetta coltre di silenzio.
“A pensare male si fa peccato ma il più delle volte ci si azzecca” spiegava con il consueto e ironico cinismo il vecchio leader democristiano Giulio Andreotti. Non vorrei perciò che alcuni nazisti tecnocratici locali, magari legati a doppio filo alle famigerate massonerie globaliste ora molto inquiete per la possibile prematura fine politica del fido Matteuccio Renzi, pensassero di dover avvicinare qualche “picchiatello” da manipolare a puntino in prossimità del voto. Un eventuale truce attentato contro un volto simbolo delle ragioni del “Si”, nell’ottica perversa dei soliti assassini imbevuti di una spiritualità anticristiana e satanica, potrebbe far lievitare le speranze di successo dei sostenitori del “Si” oggi ridotte obiettivamente al lumicino.
Il “sacrificio” di Joe Cox però alla fine non ha neppure cambiato l’esito del voto inglese. I cittadini, bollati dal sistema alla stregua di “inguaribili complottisti” solo quando mettono in discussione le verità di fede precostituite dal mainstream (tipo le armi di “distruzione di massa” care ai nemici di Saddam), sono oggi più consapevoli di ieri. I tranelli del potere non funzionano più in automatico e alcuni vecchi mostri oramai sdentati come “il debito pubblico” e lo “spread” sono stati da tempo riposti dai “maghi neri” nella cassetta contenente gli attrezzi divenuti inservibili. Naturalmente in Inghilterra nessuna terribile carestia ha colpito i sudditi di Sua Maestà all’indomani della vittoria del “Leave”. Anzi, tutti i parametri seri veicolano l’immagine di una Gran Bretagna pronta a ritrovare nuova fiducia e nuovo slancio una volta stracciata la camicia di forza della Ue, covo puzzolente popolato da volgari emissari di avidi plutocrati travestiti da uomini delle istituzioni (vedi Barroso che è ora alla luce del sole un uomo di Goldan Sachs mentre prima lo era solo “in pectore”). Per ritrovare una dignità e identità nazionale adesso perduta, per opporre la forza della democrazia dal basso ai sotterfugi diabolici delle élite e per molte altre ragioni ancora, al referendum costituzionale bisogna con convinzione votare “No”.