007, proposti a Daniel Craig 150 milioni per due film. Così il cinema muore

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Un cachet monstre da 150 milioni di dollari: così i produttori di 007 tentano di convincere Daniel Craig a rimanere nei panni dell’agente segreto più famoso del mondo per almeno altri due film in attesa di trovare un sostituto. Non si sa se l’attore deciderà di accettare, ma una cosa è certa: con queste cifre il cinema muore

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di Redazione

Dove non sono riusciti i villain di cinquant’anni mica da ridere – il Dottor Julius No, Ernst Stavro Blofeld e Rosa Klebb, Emilio Largo e Auric Golfinger, il Dottor Kananga alias Mister Big e Francisco Paco “Pistola” Scaramanga, Karl Stromberg e Hugo Drax, Aris Kristatos, Kamal Khan e Orlov, Max Zorin, Brad Whitaker e Georgi Koskov, Franz Sanchez, Alec Trevelyan alias 006 alias Janus, Elliot Carver, Elektra King e Viktor “Renard” Zokas, Gustav Graves alias Tan-Sun Moon, Le Chiffre e Mister White, Dominic Green e Medrano, Raoul Silva alias Tiago Rodriguez e ancora  Ernst Stavro Blofeld nella versione riveduta e corretta di Christoph Waltz – a uccidere James Bond alias 007 sta riuscendoci Daniel Craig, ovvero l’attore che interpreta la spia dal 2006 dopo l’abbandono di Pierce Brosnan. Craig, i cui occhi di ghiaccio sono stati impiegati in passato per limitare l’effetto serra e il surriscaldamento globale, aveva lasciato spaurita mezza industria del cinema americano (Metro-Goldwyn-Mayer, Columbia Pictures ed EON Productions) dichiarando che non avrebbe continuato ad interpretare l’agente segreto visti i risultati non esaltanti di Spectre (2016), non tanto dal punto di vista degli incassi (880 milioni contro il miliardo e passa del precedente Skyfall, il film più fortunato della serie) quanto della sua interpretazione, abbastanza bastonata dalla critica e un po’ pure dal pubblico. Motivazione più che sufficiente per allontanarsi da un personaggio certamente unico – i numeri della saga sono lì a dimostrarlo – ma altrettanto fagocitante, specialmente per un attore che ritenga di avere altre potenzialità da esprimere.

Fin qui nulla di nuovo. La notizia è la contromossa dei produttori, che preso atto del rifiuto “ufficiale” di Craig a riprendere i panni di Bond nel prossimo film hanno messo sul piatto un’offerta a cui davvero è difficile rinunciare. 150 milioni di dollari per altri due film: lo scrive l’informatissimo network Radar, che parla di “tentativo disperato della produzione di bloccare Craig in attesa di trovare un successore giovane e che possa durare nel tempo”. La disperazione è evidente: i 150 milioni di dollari arrivano dopo una precedente offerta di 44 milioni a film, sostanzialmente raddoppiandola nella speranza che il divo inglese accetti di traghettare il personaggio verso una nuova fase e un nuovo attore. Trovarlo così da un giorno all’altro, lo si capisce, non è semplice: colui che accetti di interpretare il ruolo sa di non avere a che fare con un normale impegno contrattuale, ma con un mondo che dal 1962 ad oggi ha smosso cifre incredibili e catalizzato milioni di spettatori, senza peraltro bisogno di cambi di look e restyling come accaduto a molte altre saghe di successo. Bond resta Bond, lo smoking e il vodka martini in mano non sono rottamabili e men che meno lo sono le donne che lo circondano, rigorosamente le più belle e doppiogiochiste del mondo, scelte con selezioni durissime che hanno tuttavia consentito a Monica Bellucci di entrare nell’esclusivo gineceo (errore che può starci, considerando l’ambientazione italiana dell’ultimo film e la gloria indimenticabile del passato). Ineludibili anche le esplosioni e l’azione, naturalmente, e pazienza se la tecnologia ha progressivamente svalutato gli ordigni lasciando nostalgia della vecchia Walther PPK e dei sempre attualissimi cazzotti: gli sceneggiatori non mancheranno di inserire anche quelli, pena la disaffezione di un pubblico che è rimasto ampio e specialmente intergenerazionale, capace di rinnovarsi negli anni senza perdere la passione vintage per la Guerra Fredda e i comunisti che non si sa mai che cosa possano escogitare. «I film di James Bond – scriveva a proposito Guido Piovene – al miscuglio abituale di violenza, sesso, tecnologia, aggiungono qualcosa di più, che segnava il momento: un estetismo delle immagini, una punta di dandysmo, una preziosità dell’orrido, in cui motivi tipici fine Ottocento sembravano filtrare tra le macchine avveniristiche e fantascientifiche». Ecco spiegata la formula del successo. Ma senza l’attore, di tutto questo popo’ di roba non se ne fa niente, ed ecco spiegato il dramma dei signori di Hollywood e l’offerta monstre a Craig, del quale non sappiamo dire se accetterà o se dirà di no alla seduzione del molto denaro.

Moltissimo, in effetti, troppo. Marlon Brando – che era Marlon Brando – fece gli unici flop recitativi proprio quando negli anni Settanta gli vennero offerte cifre spaventose per partecipare a film che avevano bisogno di lui per giustificare la propria esistenza. Un attore contemporaneo e capace che a Brando fu molto vicino negli ultimi anni, Johnny Depp, è ridisceso nel pozzo dei suoi problemi quando a cavallo degli anni Duemila e Duemiladieci il suo cachet iniziò a volare oltre la cifra di guardia dei venti milioni di dollari. Il denaro rovina il cinema, per chi non lo avesse ancora capito, persino questo americano che sul denaro è nato ma aveva la bontà, all’inizio, di rispettare la dimensione artistica di una musa delicata e sensibile, fatta di luce e di suono, elementi talmente poco industriali da non poter essere nemmeno toccati. Il cinema è per definizione, in effetti, un campo artigianale: e l’artigianato, lo si vede in altre branche dell’economia, trova la morte proprio quando sul mercato arrivano enormi e fagocitanti quantità di denaro, che assembrano e smembrano, fanno e disfanno i rapporti tra produttore e consumatore nell’aria sintetica di un centro commerciale. Il che è esattamente ciò che sta avvenendo al cinema, a partire dalla multisala, che rende selvatica la competizione tra le varie pellicole costringendo i produttori a pomparvi più soldi e creando così un circolo vizioso destinato a rovinare l’opera d’arte. Che avverrà quindi di Bond non sappiamo: per il personaggio ci augureremmo che Craig accetti, per il sistema del cinema americano e mondiale spereremmo di no. Ci pensi lui, come al solito: la spia-gentiluomo con licenza di uccidere sempre cosa fare.