In questi giorni tiene banco la tragicomica vicenda dei grillini romani, chiamati a recitare in pubblico una scenetta penitenziale pensata per placare le ansie crescenti che attraversano il popolo dei fedeli penta-stellati. Il più ridicolo di tutti è, come al solito, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, promessa del vivaio grillino che pretende di avviare una rivoluzione planetaria in compagnia della Trilateral Commission, del Bilderberg e di altre non meglio specificate paramassonerie pronte a battersi in favore dei più deboli e degli oppressi. E vissero tutti felici e contenti.
Ora, quando i grillini lamentano l’accanimento della stampa dicono il vero; la stampa è il braccio armato di quei poteri finanziari ed economici – notoriamente imbevuti di una spiritualità luciferina e perversa – che sovraintendono il progressivo peggioramento delle condizioni di vita delle masse. L’informazione ha il compito di glorificare le gesta di quelli che impongono sacrifici ai deboli su mandato dei forti, di magnificare cioè l’operato di tipi alla Barroso, ex presidente della commissione europea ricompensato a fine mandato dalla Goldman Sachs con un contratto milionario. Barroso, al pari di Draghi, godeva di buona stampa. I tecnocrati europei si arricchiscono di fatto in misura direttamente proporzionale al numero di suicidi che riescono a fomentare per mezzo dell’applicazione di politiche insensate e disumane. Perché mai una forza per davvero alternativa dovrebbe piacere alla stampa?
L’accanimento dei giornali contro i penta-stellati non è un problema ma un punto di forza, una prova della perdurante estraneità dei vertici grillini rispetto alla regole in voga presso un sistema paludoso, crepuscolare e mafioseggiante. Il problema vero semmai è un altro: la dirigenza grillina è realmente composta perlopiù da dilettanti alla sbaraglio che tentano di mascherare un deficit di competenza e progettualità al grido di “onestà onestà”. La giunta Raggi sembra la “Corrida di Corrado”, mentre sottotraccia divampano gelosie e rivalità fra i diversi membri di un direttorio che riporta alla mente la delicata sintesi con la quale il ragionier Ugo Fantozzi seppellì un capolavoro immortale come la “Corazzata Potemkin”. I grillini sono digiuni di politica e, come non bastasse, sono pure fieri di non capirne nulla.
La forza della loro narrazione consiste difatti nella negazione della indispensabilità dell’agire politico, “vizio” bollato alla stregua di relitto velenoso e padre della compromissione e della corruzione. L’agire politico, secondo l’escatologia a 5 stelle, va quindi soppiantato per mezzo della palingenesi internettiana che aprirà le porte ad una nuova era di uguaglianza fondata sul mouse e sul clic. Amen. Simili credenze sono ben radicate presso il popolo grilleggiante, abituato a schematizzare la realtà secondo canoni obbligatoriamente semplificati che sfociano in una dicotomia elementare ma efficace: noi (ovvero i cinque-stelle) siamo il bene, gli altri (“la casta espressione dei poteri forti”) sono il male.
Investigare la veridicità di una simile chiosa non ci interessa perché non ci porta da nessuna parte. La furia moralistica dei grillini non è di per sé un elemento da stigmatizzare. L’idea di essere portatori di un ideale di giustizia chiamato a “lavare le impurità altrui” può risultare perfino collateralmente funzionale al raggiungimento di alcuni obiettivi nobili e necessari. Le classi dirigenti che hanno torturato e torturano il popolo italiano ed europeo su mandato dei soliti incappucciati meritano di essere severamente sanzionate. Un clima da caccia alle streghe fomentato dai grillini rappresenta una precondizione necessaria per riuscire nel prossimo futuro a punire severamente i troppi traditori che hanno svenduto l’interesse pubblico per fini di arricchimento privato.
Senza l’enfasi “messianica” che agita il popolo che crede in Beppe Grillo, le possibilità di riuscire un giorno a castigare secondo giustizia i sadici manovratori odierni sarebbero di fatto pari a zero. Bisogna quindi continuare a votare i 5 Stelle perseguendo lucidamente l’ottica di una rivalsa degli oppressi nei confronti degli oppressori senza contestualmente veicolare velleitarie aspettative e speranze di buon governo. Ad ognuno il suo. I grillini, animati da una salutare quanto irrazionale furia ideologica, spazzino via con le cattive la barbarica governance che avvelena da troppo tempo la vita delle classi medie e proletarie senza affaticarsi troppo nel pensare ad altro. Al resto, quando sarà il momento opportuno, penseranno altri e più attrezzati movimenti.