di Lucia Annunziata
Non ci si può credere. Magari alla fine si scoprirà che non si tratta del più grave caso di corruzione che un assessore abbia dovuto affrontare, ma di sicuro è il più sorprendente.
Dunque, abbiamo appreso nel corso di una audizione della Commissione sulle Ecomafie che Paola Muraro, assessore all’Ambiente, uno dei settori chiave che gestisce anche i rifiuti, è indagata dal 21 aprile 2016. Abbiamo ulteriormente appreso che lei ne era a conoscenza fin dal 18 luglio. 11 giorni dopo l’insediamento della Giunta Capitolina. Abbiamo poi appreso che anche la Sindaca Virginia Raggi ne era stata informata il giorno successivo, il 19 luglio. Cioè la massima autorità del Campidoglio e un assessore capitolino sapevano di questa indagine e non hanno detto nulla. Anzi, hanno continuato in questi mesi a negare. A dare la colpa a complotti, a poteri forti, ai giornalisti. Invece stavano semplicemente mentendo.
Mentire è stata una scelta frutto di incompetenza, di superficialità, o di vera e propria malizia? E’ stata fatta in buona o cattiva fede? O magari è il risultato finale di un errato calcolo politico nella sempre più aspra guerra interna? Le prime risposte date dalle due durante la audizione in Commissione fanno trapelare un intreccio di tutti questi motivi. A fronte delle rivelazioni, infatti, sia la Raggi che la Muraro si sono distinte per un atteggiamento sia elusivo che arrogante.
Intanto non c’è stata da parte loro nessuna operazione “verità” – la informazione è stata data in apertura dei lavori dal Presidente della Commissione Alessandro Bratti che ha comunicato di aver “inoltrato alla Procura di Roma una richiesta formale per conoscere se Paola Muraro sia persona sottoposta ad indagini. La procura ci ha risposto che si procede nei suoi confronti per il seguente reato: art. 256 comma 4, legge 152/2006. Muraro è stata iscritta nel registro degli indagati il 21/4/2016. Non sussiste segreto investigativo visto che il 18/7/2016 è stato rilasciato a Muraro il certificato attestante l’iscrizione e che la stessa ha nominato difensore l’avvocato Salvatore Sciullo”. Solo dopo esser stata “smascherata” la Muraro ha ammesso, e la Sindaca ha a sua volta detto di essere stata anche lei informata da tempo, ma solo dopo esser stata “pressata da domande”.
Entrambe per altro hanno continuato a difendere la menzogna: si sapevo, ha detto la Sindaca, “ma si trattava di una contestazione generica e non c’è ancora alcun avviso di garanzia e soprattutto abbiamo fatto questa valutazione in una riunione dove era presente anche l’ex capo di gabinetto che ci ha confortato dicendoci che era tutto troppo generico per sapere di cosa si stava parlando”. Con una involontaria (almeno così speriamo) gaffe Virginia Raggi ha anche fatto sapere di non aver letto i documenti che le portò l’assessore: “Muraro mi portò un pacco di documenti, ma non mi sono messa a leggere chili di carta, quello no”. La Muraro a sua volta si è rifugiata in giustificazioni persino divertenti: “I giornalisti mi hanno sempre chiesto se avevo ricevuto un avviso di garanzia e io non l’ho mai avuto”.
Da queste parole non sembra proprio che le due siano consapevoli delle gravità della loro scelta di tacere. E questa inconsapevolezza è forse l’elemento più sorprendente, quello che autorizza più domande.
Com’è possibile che la Sindaca e il suo assessore non abbiano capito che per una forza politica, come i pentastellati, che alla radice della sua fondazione (e del favore popolare di cui gode) ha due parole, “onestà” e “trasparenza”, la menzogna è la peggior violazione dell’etica che il loro movimento vuole ricostruire, è il tradimento delle migliaia di cittadini che li hanno votati proprio in nome della loro onestà? E a chi altro hanno mentito? Al Direttorio? Ai propri consiglieri nella Giunta? A Di Battista? Di Maio, Grillo? Quella delle due signore del Campidoglio è a tutti gli effetti una mossa di autodistruzione. Che rischia di trascinare la reputazione di tutto il Movimento, e di vanificare la spinta ideale di chi questo Movimento l’ha votato. HuffPost