di Redazione
L’ansia per la sorte del marito, del figlio, del fratello. E’ tutto questo Tony Di Giacomo, siciliano di ventotto anni, per le persone che aspettano sue notizie e muoiono di paura nell’inferno di due notti fa, perché Tony è di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa, ma da tre anni lavora ad Amatrice, in provincia di Rieti. E che cosa sia successo ad Amatrice non c’è italiano che non lo sappia, mentre della sorte di Tony i parenti hanno saputo soltanto dopo ore di attesa febbrile e disperata. Mentre avvenivano le scosse di terremoto, in piena notte, Tony era sveglio. Lavora in un forno nel centro del paese, viene bloccato tra i detriti insieme ad un collega. Il cellulare si perde tra le macerie, non riesce a rispondere quando il telefono inizia a squillare. Per chi lo chiama è l’inizio di un dramma. Ma per fortuna Tony sarà liberato e riuscirà a mettersi in contatto con la moglie e con i familiari. «Stefania, sto bene. Non ti preoccupare: sto bene, sto bene».
La storia l’ha raccolta Mario Barresi su La Sicilia, ed è una storia assolutamente ordinaria sebbene il finale la trasformi in un miracolo, con Tony praticamente illeso a parte un gesso che dovrebbe togliersi in fretta. «Uno dei tanti giovani siciliani costretti a lasciare l’Isola per mantenere con dignità le persone a lui più care: la moglie, Stefania Lorefice, e i due figli piccoli, un maschio e una femmina – scrive Barresi – La famiglia si trova a Canicattini Bagni, dove ha trascorso i mesi estivi. Ed proprio al suo paesello che Tony voleva tornare, anche prima di aver vissuto in prima persona la tragedia. “Forse questa è l’ultima estate e poi torno”, aveva confessato agli amici. Adesso tornerà davvero».