Si è appreso del rientro di Renato Schifani in Forza Italia, tra il giubilo di Silvio Berlusconi che ne da notizia con una nota del movimento azzurro: “Il presidente ha accolto con favore il suo ritorno”. Certo che di questi tempi il Cav sembra non azzeccarne una: non è bastata la dura lezione dei suoi elettori romani, in occasione delle amministrative per il Campidoglio, che hanno portato Forza Italia ai minimi storici nella Capitale dopo il sostegno tattico ad Alfio Marchini. E’ chiara l’irrequietezza degli elettori di centrodestra che da un lato vogliono rimanere fedeli al grande e storico condottiero, e dall’altro storcono il naso di fronte a scelte confusionarie che rimembrano la vecchia gestione del partito, voltando le spalle alla forza giovane e nuova dei vari Salvini e Meloni, sperando in una nuova aggregazione di centrodestra più centro che destra. Si sperano e auspicano nuove alleanze e programmi, anche di fronte all’avanzare dei Cinquestelle.
Sembra si ritorni al passato, nella speranza di riacchiappare i grandi numeri che furono. Continuando così, una vana illusione. I balletti e i cambia-casacca dei vari Alfano, Quagliariello, Verdini non hanno lasciato indifferenti gli elettori, che di fronte a problemi impellenti come la scure fiscale, le politiche sociali e del lavoro e non ultima il terrorismo, spererebbero nel pugno duro per affrontare le contingenze. Ed invece si ritrovano uomini che hanno sostenuto senza esitare il centrosinistra e le sue politiche soft contro l’immigrazione clandestina, per esempio. Un Pd che non fa altro – insieme a questo periodico arrancare del centrodestra – di dirigere consensi verso quel voto di protesta per i nuovi movimenti emergenti. Il malcontento è galoppante, si sente ed è strano come un uomo di grande intuito come Berlusconi non se ne accorga. A quando il rientro in pompa magna di Verdini? A questo punto non ci sarebbe da stupirsi.