I padroni sono indispettiti perché il popolino non si beve più senza discutere tutte le frescacce che i mezzi di comunicazione propinano in nome della “libertà di stampa e di espressione”. La libertà di stampa è una emerita barzelletta, buona per adornare di legittimità ipocrita un sistema nel suo complesso dittatoriale come e peggio degli altri. La differenza fra la “democrazia occidentale” e le dittature propriamente dette consiste nel fatto che mentre i tiranni possono mentire senza dare spiegazioni, i governanti dei “Paesi liberi” devono invece sforzarsi di costruire “menzogne credibili” a reti unificate.
Anche il cosiddetto pluralismo politico-partitico è parimenti una barzelletta, un teatrino che offusca menti labili e facilmente impressionabili. Come fate a non vedere che il voto garantisce l’alternanza fra uguali? Cosa cambia se al potere va il Pd di Renzi o il centrodestra di Berlusconi? La politica è come un casting: gli sceneggiatori scrivono testi che poi qualche pagliaccio – di destra o di sinistra poco importa – sarà chiamato a recitare. Massoni,tecnocrati, finanzieri e possessori di grandi capitali decidono per davvero, lasciando a politici-camerieri il compito di fare finta di combattersi sul nulla per alzare una cortina fumogena utile a garantire tranquillità ai manovratori. Quando poi il popolino comincia a fiutare l’aria, maturando legittimi sospetti sulla vera natura del potere che lo opprime e lo instupidisce, ecco che spuntano fuori come funghi i vari partiti “anticasta”, “antisistema”, “antiruggine” e “antitetanica” pronti a raccogliere e sterilizzare il dissenso.
Fu così ai tempi della Lega di Bossi e dell’Italia dei Valori di Di Pietro, contenitori fintamente oppositivi che in realtà puntellavano a dovere un modello fondato sulla metabolizzazione del principio latomistico che insegna “l’unità degli opposti”. Oggi il ruolo di antagonista di comodo lo recita in Italia con una certa abilità il Movimento 5 Stelle, ennesimo fenomeno umorale che catalizza consenso sbraitando contro la “corruzione” e gli “sprechi” che impedirebbero all’Italia di crescere. Sono cambiati gli interpreti, ma lo spartito cantano rimane sempre quello vergato quasi venticinque anni fa dal venerabile Mario Draghi. Il gioco è semplice e allo stesso tempo sofisticato. I grandi poteri economici, che perseguono interessi privati, dominano indisturbati in mancanza di un contraltare pubblico (e quindi politico) chiamato a realizzare interessi generali.
Se la politica è screditata si crea un vuoto di potere che altre forze tenderanno a riempire. I poteri massonici e finanziari hanno perciò tutto l’interesse a tenere i pubblici poteri in uno stato di subalternità, usando all’occorrenza la stampa per minacciare singoli uomini politici o interi partiti al fine di controllarne e indirizzarne le scelte. In questo modo i giornali più funzionali al mantenimento di un ordine sociale ed economico fondato sull’ingiustizia, sul sopruso e sullo schiavismo finiranno paradossalmente con l’apparire i più fieri, coraggiosi e indefessi nemici dei poteri costituiti (pensate al “Fattoquotidiano” per esempio). Chi oggi volesse fare davvero una corretta informazione dovrebbe quotidianamente denunciare le malefatte dei proprietari di banche d’affari che hanno devastato il mondo intero inondandolo di titoli tossici che poi finiscono nelle tasche di ignari cittadini chiamati a pagare il conto per tutti. Un giornalista corretto dovrebbe raccontare la verità sulla nascita dell’Isis e su come i servizi di intelligence occidentali armano e finanziano i terroristi in maniera alquanto spregiudicata e per ragioni inconfessabili. I più ebeti si domandano spesso smarriti: “Ma che interesse avrebbero i vari Clinton o Bush a dare forza al Califfo”? Intanto costoro non capiscono che, nell’ottica dei padroni, un bandito che risponde al potere è molto meglio di una persona per bene indipendente; in secondo luogo gli ebeti di cui sopra non riescono a comprendere come soltanto una minaccia globale legittimi una risposta altrettanto globale, pronta cioè ad opporre ovunque nel mondo la bellezza della “democrazia liberale fondata sui diritti civili” in contrapposizione alla “barbarie oscurantista personificata da alcuni tagliagole fuori dal tempo e dalla storia”.
Il globalismo, in estrema sintesi, non può proseguire il suo cammino verso il trionfo del mirabolante governo mondiale – gestito naturalmente dai massoni sul piano spirituale e dai banchieri su quello temporale (una specie di ritorno del collaudato schema “Trono e Altare” rivisto però in chiave moderna) – senza alimentare di volta in volta dosi di interessato terrorismo. E questa è una ovvietà che gli idioti senza fantasia chiamano “complottismo”.