Paternò. Il sindaco sui call center nel 2008: “Merce di scambio della politica. Il part time non può essere un vanto”

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Il sindaco di Paternò, Mauro Mangano

Il sindaco di Paternò, Mauro Mangano

Di questi giorni l’emergenza occupazionale di oltre 500 operatori del call center Qé di Paternò. Il sindaco si è espresso in modo assai propositivo nel merito, ritenendo di dovere difendere a spada tratta i su citati lavoratori. Nulla da eccepire: ad ogni sindaco di qualsiasi colore politico spetta il compito di rappresentare la comunità in qualsiasi contesto, sia esso istituzionale o meno. Qui di seguito riportiamo una dichiarazione di Mauro Mangano quando ancora non era sindaco di Paternò ma solo un consigliere comunale di opposizione al centrodestra che allora governava la città. Una dichiarazione che dimostra la considerazione che Mangano aveva e che probabilmente ha ancora, dei call center e ancor più di tutti gli operatori.

“Il problema non è certo se essere d’accordo o meno con l’esistenza del call center o con il fatto di lavorarci. Il problema, in fondo, non è nemmeno che le assunzioni siano determinate quasi tutte da segnalazioni politiche, e che i posti al call center siano diventati la merce di scambio della politica paternese.

E’ una cosa squallida e decisamente mediocre, ma non è il problema più grave. Il problema più grave è che il sindaco e l’amministrazione preferiscano distribuire posti al call center piuttosto che creare sviluppo per la nostra città, far decollare davvero la zona A.S.I. (area di sviluppo industriale, assolutamente sottoutilizzata), avviare una politica legata al turismo culturale e paesaggistico, offrire consulenza ai giovani sulle opportunità comunitarie. La prospettiva di una vita part time non può essere un vanto del primo cittadino di nessuna città d’Italia, semmai una temporanea necessità.
Difendiamo il buon nome della città, ma difendiamolo da quanti pretendono di farci diventare una colonia sottosviluppata”.