“Potrei andare avanti da solo”. Musumeci scuote il centrodestra

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Nello Musumeci

Nello Musumeci

PALERMO – “Entro ottobre le forze alternative al Pd di Renzi e Crocetta dovranno indicare un nome per la corsa a Palazzo d’Orleans. Se questo non avverrà, andrò avanti da solo”.Per Nello Musumeci si è perso fin troppo tempo. E adesso, il presidente della commissione antimafia all’Ars fissa anche una data: dopo l’estate, il centrodestra dovrà scegliere il proprio nome da lanciare alla guida della Regione. “È finito il tempo dei giochi di palazzo”.

Musumeci, proprio in questi giorni, a dire il vero, la situazione pare molto fluida. Rotture eccellenti nell’Ncd, ipotesi di “grandi alleanze” anti-grilline…
“Sto seguendo con disincanto tutti questi movimenti e non mi appassiona la geografia politica. Semmai, ho una idea molto chiara: oggi serve una grande mobilitazione di energie, idee e risorse umane pronte a creare una alternativa al Pd di Renzi e di Crocetta che governa in Sicilia da nove anni. E ormai i loro errori sono imperdonabili”.

Ma questa mobilitazione chi dovrà coinvolgere? Quali forze politiche? Quali settori della società?
“Il nostro movimento #diventeràbellissima sta provando ad andare oltre i soliti steccati del centrodestra. Proviamo a parlare al cuore di quel 50 per cento di siciliani che hanno perso interesse per la politica. Nel movimento ad esempio militano persone come Ignazio Buttitta proveniente da una famiglia storicamente socialista, Gemma Lo Presti di tradizione comunista e Giusy Savarino che rappresenta il volto buono del mondo post-democristiano”.

Lei dice che bisogna “andare oltre”. E a dire il vero è un po’ un refrain usato anche da altri leader di partito. Ma andando a guardare le facce, scopri che sono sempre le stesse da vent’anni. Davvero non c’è la necessità di rigenerare la classe politica siciliana?
“Il problema è legato alla nascita di partiti leaderistici come Forza Italia, il Movimento Cinque stelle, e oggi anche il Pd di Renzi. Partiti che hanno la necessità di affidarsi a un punto di riferimento forte. Ma ormai queste forze politiche lanciano una offerta che giunge annacquata, soprattutto nelle periferie. Io ho grande rispetto per il travaglio dei partiti tradizionali, ma nel frattempo è cambiato tutto. Guai a non saper leggere la realtà”.

Anche lei, però, è stato alleato di questi partiti. Dove starebbe la novità della sua proposta?
“Premesso che io non punto a essere una novità. Quella è una categoria della moda, non della politica. Vede, anche le pietre sanno che io sono un uomo di destra. Ma andare oltre significa proprio quello: aprire il proprio progetto politico a persone con storie diverse, ma che abbiano a cuore il cambiamento di una Sicilia devastata. Già 200 consiglieri comunali di ogni area o eletti con liste civiche ha già aderito al mio movimento”.

E allora con i partiti come la mettiamo? Intende fare tutto da solo o dialogherà anche con loro?
“La politica è fatta di confronto, ci mancherebbe. Ma io non mi sono mai fermato dal 28 ottobre del 2012. Ho continuato a fare politica tra la gente, mettendo sul piatto la mia credibilità. Una qualità che non si acquista al supermercato, ma si conquista dopo anni di impegno politico onesto e concreto. Io quindi ai partiti alternativi al Pd dico di essere disponibile qualora servisse il mio volto, la mia storia e la mia esperienza. Ma non accetterò giochetti di palazzo”.

A cosa si riferisce?
“Penso ad esempio a chi fino a un giorno fa, o addirittura ancora oggi, sostiene Renzi e Crocetta, ma allo stesso tempo sembra voglia accreditarsi come possibile candidato del centrodestra. Queste persone sono responsabili del disastro in cui ci troviamo. E un piromane può mai prendere parte a un concorso per fare il vigile del fuoco?”.

Niente manovre di palazzo. Eppure, qualcosa sembra muoversi.
“Si muovano pure, purché facciano presto. Stabiliamo i criteri per la scelta di un candidato unitario. Anche le primarie, se è il caso. E si vada oltre gli steccati del centrodestra. Purché la scelta non derivi da accordi romani. E il nome venga fatto entro ottobre”.

Se ciò non avverrà?
“A quel punto andrò avanti con tutti quelli che in questi mesi mi hanno dimostrato di credere in questo progetto. Non ci chiuderemo nel fortino del vecchio centrodestra. Dialogheremo con tutti, certo, anche con gli uomini di Salvini, della Meloni, per giungere a Cantiere popolare e ovviamente Forza Italia. Ma innanzitutto parleremo ai siciliani”.

Lei cita anche Cantiere popolare, la formazione moderata formata soprattutto dagli ex Udc “fedeli” a Totò Cuffaro. L’ex governatore in queste settimane ha dichiarato che, per vincere, serve un candidato moderato, centrista. Non proprio il suo identikit.
“Non mi sorprende. Del resto da sempre l’oste assicura che il proprio vino è il migliore. Di Cuffaro io apprezzo la dignità con cui ha affrontato la sua vicenda giudiziaria e condivido la battaglia sui diritti dei detenuti. Battaglia che è anche mia. Il resto, però, non mi interessa granché. Anche la mitologia del candidato moderato deve essere sfatata: alle ultime amministrative, ad esempio, a Caltagirone, la capitale siciliana del centrismo, ha vinto Gino Ioppolo, perché persona seria, preparata, credibile, e perbene. Ma di destra”.

Prima accennavamo invece all’ipotesi della “grande ammucchiata”: la creazione di un soggetto politico centrista che possa coinvolgere tutti, da Ncd a Forza Italia, a sostegno del Pd. Una mossa, l’hanno già definita in tanti, “anti-grillina”.
“La ritengo una ipotesi patetica. Semmai, servirebbe un bel bagno di umiltà da parte di tutti. Il tempo del 61-0 è finito. E dalla allora il centrodestra ha commesso molti errori. È giunto il momento di dircelo in maniera chiara. Del Movimento cinque stelle non dobbiamo avere paura. Dobbiamo sfidarli sul piano della concretezza. E dell’onestà, certamente. Aspetti sui quali non temo concorrenti”.

Però lei ci ha già provato. E ha perso. Perché il centrodestra dovrebbe puntare ancora su di lei?
“Andrebbe forse ricordato che alle scorse regionali il centrodestra si è presentato diviso in tre tronconi: il Pdl e il Cantiere popolare erano con me, l’Mpa e Grande Sud con Micciché, l’Udc con Crocetta. Questi partiti rappresentano ancora il 50 per cento dei votanti in Sicilia. Riprovarci, quindi, perché no? In Campania De Luca c’ha provato tre volte, ad esempio. Ma vorrei ricordare anche qualcos’altro”.

Cosa?
“Allora, la mia candidatura fu decisa a un mese dalle elezioni. Errore che non ci possiamo più permettere. E arrivò in un momento in cui sembrava crollarci tutto addosso. E siamo stati anche oggetto, durante la campagna elettorale, delle calunnie di Crocetta. Che poi, di fronte alla mia denuncia, ha vigliaccamente chiesto l’immunità al Parlamento europeo, evitando così il processo per paura di essere condannato”.

Insomma, lei attende i partiti, ma fino a un certo punto, mi pare di capire.
“Se ci sono candidature credibili, si facciano avanti. E se riescono a mettere insieme tutte le forze alternative al Pd, io faccio anche tre passi indietro. Ma basta con l’attendismo e le manovre di Palazzo. Entro ottobre i siciliani dovranno conoscere quel nome. Altrimenti, io sono pronto ad andare avanti da solo”. di Accursio Sabella per LiveSicilia