Quando arriva sul palco, presentato dalla figlia Ivanka, che per lui ha tenuto un accalorato discorso, Donald Trump appare quasi commosso, si gira a destra e a sinistra, batte le mani, sorride e ringrazia tutti. Poi, dopo qualche minuto, pronuncia questa breve frase: “Amici, delegati e cittadini americani, sono grato di accettare la vostra nomination alla presidenza degli Stati Uniti d’America”. La folla scandisce: “U-S-A, U-S-A, U-S-A”. Lui si unisce al coro e dopo qualche istante parte con il discorso.
“Chi avrebbe mai creduto, quando abbiamo iniziato questo viaggio nel giugno 2015, che noi, e dico noi perché siamo una squadra, avremmo ottenuto 14 milioni di voti?”.
Scalda la platea con una battuta. ”Se volete ascoltare le menzogne la prossima settimana c’è la convention democratica, andate lì. Da me avrete sempre la verità”, promette ai delegati. ”Insieme riporteremo il nostro partito alla Casa Bianca, e riporteremo nel Paese sicurezza, prosperità e pace”.
Il primo tasto su cui il candidato repubblicano picchia forte – e lo farà diverse volte nel suo intervento – è quello della sicurezza. La ricetta di Trump è questa: “Saremo un Paese di legge e ordine”. “Ho un messaggio: – annuncia in modo solenne – il crimine e la violenza che affliggono il nostro Paese presto arriveranno alla fine. A partire dal 20 gennaio 2017 la sicurezza sarà ripristinata”. E insiste: “la cosa più importante per un governo è difendere la sicurezza dei propri cittadini”.
“Onoreremo il popolo americano – promette – con la verità, niente altro che la verità”. E accusa: “Decenni di progressi sono messi oggi a rischio da questa amministrazione. Troppi clandestini vengono fermati e poi subito dopo rilasciati, finendo col compiere crimini”.
Il secondo impegno che Trump si assume di fronte agli elettori è questo: il rilancio dell’economia. Trump non ha dubbi: i dati dimostrano che la povertà sta aumentando e i redditi delle famiglie sono sempre più in calo. Oltre a questo il deficit commerciale ha assunto dimensioni preoccupanti, pari a 800 miliardi di dollari. “Noi – promette – sisteremo questa cosa. Il bilancio dello Stato non va bene e il debito pubblico è quasi raddoppiato con Obama”.
Il tycoon parla poi di politica estera. “Abbiamo subito troppe umiliazioni”, dice sconsolato, ricordando l’accordo con l’Iran come uno dei peggiori della storia. Poi spazia su Siria, Libia e altri dossier “caldi”. Al centro del problema c’è lei, Hillary Clinton. “Esaminiamo il suo cv – osserva Trump -. Nel 2009 l’Isis non esisteva sulle carte georgrafiche, la Libia era stabile, l’Egitto in pace, la Siria sotto controllo. Oggi cosa abbiamo?”. Ed elenca i disastri, con guerre, distruzioni e instabilità sempre più diffusa. “L’eredità lasciata da Hillary Clinton è questa: “Morti, distruzione, terrorismo e debolezza”.
Per rimediare ai problemi che affliggono gli Stati Uniti, sottolinea Trump, serve una nuova leadership in grado di produrre un cambiamento di risultati. “Questa sera – promette – vi dirò il mio piano”. E precisa: “Metteremo l’America al primo posto“. Innanzitutto c’è la sicurezza, perché per Trump “non ci può essere prosperità senza legge e ordine”. Subito dopo viene l’economia, con il candidato del Gop che assicura le riforme necessarie a far ripartire il Paese. A quel punto Trump strizza l’occhio agli elettori di Bernie Sanders, un “candidato che non ha mai avuto una reale possibilità” (sottolinenando maliziosamente che, nonostante le primarie, i giochi democratici in realtà fossero decisi sin dall’inizio a favore di Hillary, ndr). Trump assicura che la sua amministrazione proteggerà gli interessi commerciali dell’America, difendendo milioni di posti di lavoro minacciati. E si dice certo: “Milioni di voti democratici per questo saranno con noi”.
Ma il tema sicurezza è senza dubbio quello più ricorrente nelle parole del candidato repubblicano: “Ho un messaggio – dice Trump – per chi minaccia la sicurezza nelle strade: ripristinerò legge e ordine nel nostro Paese. Sono il candidato per la legge e l’ordine”. E in un altro passaggio chiave precisa: “Per rendere sicura la vita dei cittadini bisogna affrontare la minaccia esterna”. Come? Ecco la risposta: “Sconfiggeremo ibarbari dell’Isis, e lo faremo velocemente”. Un’altra indicazione utile: “Per proteggerci dal terrorismo dobbiamo avere i migliori uomini nell’intelligence e – qui arriva la stoccata a Obama (e Hillary) – basta coi cambi di regime, vedi Siria, Egitto, Iraq. Dobbiamo agire al più presto per sconfiggere l’Isis. Per farlo collaboreremo con il nostro più grande alleato dell’area mediorientale, Israele“. Poche parole le rivolge alla Nato: “E’ obsoleta…”. Un modo come un altro per ricordare che le cose, così come sono, non possono andare avanti. Gli alleati non possono infischiarsene lasciando fare tutto agli Usa: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità (che vuol dire più soldi e uomini da mettere sul tavolo per la causa comune).
Altro tema cruciale, l’immigrazione. “Finché ci sarà il terrorismo noi non li vogliamo più nel nostro Paese”. Non li cita esplicitamente ma il riferimento è ai musulmani provenienti da paesi a rischio (cita i profughi provenienti dalla Siria, ma non solo). Trump chiarisce il proprio ragionamento: “Voglio accogliere solo le persone che sostengono i nostri valori e il nostro Paese. Chi ci odia non è il benvenuto”. Sempre in tema immigrazione torna sul suo vecchio cavallo di battaglia: “Costruiremo il muro per fermare i clandestini e i criminali che entrano nella nostra società, per spacciare droga e delinquere”. La parola dìordine, ripetuta ancora una volta, è questa: applicare le regole. “Il 20 gennaio 2017, quando presterò giuramento da presidente, gli americani si sveglieranno in un Paese dove finalmente le leggi vengono applicate”.
E punta di nuovo il dito contro i demopcratici: “Il mio piano è l’esatto contrario dell’emigrazione senza controllo di Obama e Hillary, che vogliono un’amnistia di massa per regolarizzare tutti i clandestini”.
Tema economia. Trump fa una promessa solenne: “Renderò di nuovo ricco il nostro Paese. Riporterò i posti di lavoro e non consentirò più alle aziende di portare i posti di lavoro all’estero senza pagarne le conseguenze”. L’America prima di tutto (America first again). In tal senso, prosegue il repubblicano, “rinegozieremo i trattati commerciali che ci danneggiano, stipulati da Bill Clinton in avanti”. Il peggiore di tutti? Il Nafta (Stati Uniti, Canada e Messico), in vigore dal 1994. Ed arrivano poi altri due impegni importanti: “Ridurremo le tasse a tutti gli americani e creeremo milioni di posti di alvoro”.
Trump non dimentica un alleato forte della destra americana, la National Rifle Association(Nra). Trump se la cava con una frase sola, ma efficace: “Difenderemo i diritti di tutte le famiglie a difendersi (con le armi, ndr)”.
L’America del domani, l’America che Trump promette agli elettori, è forte, orgogliosa e fiera di sé, più sicura e, in una parola, che le racchiude tutte fin dall’inizio della sua lunga corsa alla Casa Bianca, grande (great). “La mia avversaria – conclude Trump – chiede ai suoi sostenitori di recitare una promessa di lealtà: ‘I’m with her’ (“Sono con lei”). Io ho scelto di recitare una promessa diversa. “I’m with you” (“Sono con voi”). Io sono la vostra voce. A ogni genitore che ha sogni per il futuro del suo bambino, a ogni bambino che ha sogni per il suo futuro, io vi dico questo stasera: sono con voi, combatterò per voi, vincerò per voi”. E la grande festa per la chiusura della Convention di Cleveland può iniziare.