Bossetti, l’ergastolo e tanti dubbi

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di Giuliano Guzzo

E se Massimo Bossetti fosse innocente? Se l’autore del delitto di Yara Gambirasio, in realtà, fosse un altro?  La condanna all’ergastolo è stata davvero emessa, ieri, come si conviene, vale a dire al di là di ogni ragionevole dubbio? Ammetto, come credo molti, che questi interrogativi un po’ mi inquietano. E non, sia chiaro, perché io creda il muratore di Mapello innocente né santo – personalmente propenderei, anzi, per la sua colpevolezza -, ma perché c’è qualcosa che non mi convince del tutto, in questa storia, che forse sono dettagli ma magari no. Non mi convince in primo luogo l’assenza del movente – assenza che la stessa accusa non ha cercato di nascondere -, non mi convince il fatto che non sia affatto condivisa, neppure fra coloro che hanno lavorato per inchiodare l’assassino di Yara, la conoscenza tra Bossetti e la vittima (i Carabinieri pare ne siano convinti ma non, invece, la Pm), e non mi convincono neppure, non del tutto almeno, le repliche alle obiezioni alla mancata replicabilità dell’esame del DNA, elemento vigorosamente – e giustamente – sottolineato dalla difesa dell’imputato.

E allora perché lo credi colpevole, mi si potrebbe obiettare: e a ragione. Tendo a considerare il muratore di Mapello responsabile del delitto perché, forse da ingenuo, mi fido delle Istituzioni, degli inquirenti e dello stesso esame del DNA, che non lega genericamente Bossetti a Yara, ma alle sue mutandine, un dettaglio troppo intimo e sconvolgente, a mio avviso, per essere trascurabile. Poi ci sono le incongruenze nei resoconti dell’imputato, le sue bugie e non pochi coni d’ombra: ma credo che tutto questo basti a far parlare di bugiardo, non di mostro. Per questo, alla notizia della condanna all’ergastolo di ieri, non sono riuscito a sperimentare il sollievo di chi vede la Giustizia compiersi su un orribile delitto. Spero che nel secondo grado di questo processo – che sicuramente non mancherà – i dubbi del sottoscritto e non solo possano essere vinti, ma finora quello abbiamo davanti è una condanna durissima, quasi irrituale per i pur tanti casi di cronaca nera attuali, un condannato che continua a proclamarsi innocente, e il ragionevole dubbio che qualcosa ancora non torni, che un tassello manchi: si tratta di capire – ed è bivio vertiginoso – se al mosaico della Giustizia o a quello dell’errore più clamoroso.