La cosa più vomitevole ascoltata sulla faccenda “Brexit” riguarda il modo con il quale alcuni “illuminati” protagonisti hanno cercato di delegittimare l’esito referendario. Il mio pensiero corre ai vari Napolitano, Monti e Schulz, seguiti a ruota da una congrega di servi e paggetti medievali, pronti a bollare come “retrogradi”, “vecchi”, “rincoglioniti”, “populisti” e “fascisti” tutti quelli che si sono espressi nelle urne in favore dell’abbandono della Ue da parte della Gran Bretagna. La macchina della mistificazione è subito partita a razzo, lanciando la patetica idea di ripetere un referendum a poche ore dalla lettura del risultato finale grazie ad una raccolta di firme che fa ridere i polli. La democrazia è una bella cosa quando vincono i massoni mondialisti e i nazisti tecnocratici esperti in manipolazione di massa; quando invece il popolo vota in maniera differente rispetto ai desiderata dei padroni, la democrazia prima osannata diventa subito sinonimo di demagogia e plebiscitarismo.
Ma, cari amici, non il tutto il male viene per nuocere. Come è noto il diavolo fa le pentole ma si scorda i coperchi, e i luciferini personaggi che in queste ore sparano fesserie a raffica in preda alle convulsioni continuano a segare inconsciamente il ramo traballante che li tiene ancora (per poco) al sicuro. Nel mondo moderno la legittimazione nell’esercizio del potere è diretta conseguenza di una delega ricevuta dal basso dal corpo elettorale. Senza questo pilastro crolla tutto. Se il popolo non è più sovrano neanche nella forma, visto che nella sostanza non lo è più da tempo, il futuro si presta a rivolgimenti radicali e imprevedibili. Come avevo previsto con discreto anticipo, il politburo europeo ha ora gettato la maschera. Draghi, Juncker e compagnia si autoavvertono come una aristocrazia dello spirito che rivendica il prepotente diritto di dominare e guidare masse brute alle quali non riconoscere nessun diritto innato, se non quello di accettare a capo chino i diktat partoriti dai “sapienti”.
Tutto il processo di validazione formale di leggi, regolamenti e procedure frana una volta picconato l’asse portante che regge l’intero edificio. Se i cittadini (sudditi?) non possono e non devono influenzare il corso di marcia prestabilito dalle nuove teste coronate, perché mai gli stessi cittadini/sudditi dovrebbero rispettare prescrizioni e obblighi che sono frutto di un processo deliberativo viziato e misconosciuto già all’origine? In termini più franchi: se i referendum con i quali il “volgo” si determina sono poco più che carta straccia, in Grecia come in Inghilterra, come si fa a non considerare carta straccia anche le elezioni politiche che periodicamente eleggono Parlamenti che a loro volta assegnano ai vari Merkel e Renzi il potere di parlare in nome e per conto di tutti? I leader continentali, nel goffo tentativo di spaventare e isolare gli inglesi, stanno dicendo al mondo di essere in realtà degli usurpatori sprovvisti di qualsivoglia titolo in grado di giustificarne la volgare permanenza nelle stanze del potere. La storia evidentemente non insegna nulla.
Anche nel 1940 gli inglesi si ritrovarono soli nel fronteggiare il dilagare del nazismo tedesco che aveva già unificato buona parte dell’Europa con la violenza, con il sopruso e con l’inganno. Non a caso Boris Johnson ha chiaramente detto che “la Ue di oggi è solo la prosecuzione con altri mezzi delle politiche hitleriane”. La minaccia serve in genere per spaventare gli smidollati e i ricattabili. Quando invece si ha l’impudenza e la temerarietà di minacciare uomini e popoli sorretti da una fede incrollabile che si specchia nelle glorie del passato si rischia di farsi molto male. Nei toni usati anche oggi da un tipo come Juncker, euroburocrate che conosce molto meglio le diverse marche di gin di quanto non capisca la politica, si intravedono atmosfere che fanno presagire la preparazione di una nuova operazione “Leone Marino” in danno della perfida Albione. Juncker e quelli come lui prima di aprire ulteriormente la bocca farebbero bene a riguardarsi qualche immagine originale del famoso e sempre citato “processo di Norimberga” con relativo triste epilogo. Magari al lussemburghese specializzato in evasioni fiscali ritorna in extremis un po’ di quel buon senso e di quella prudenza che mancarono ai suoi predecessori con la croce uncinata sul petto.