Elezioni in Spagna, Iglesias paga la somiglianza con Tsipras e Di Maio

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di Francesco Maria Toscano

Podemos non ha sfondato, ottenendo di fatto un risultato mediocre. Il voto di ieri in Spagna, a distanza di soli 6 mesi dalle ultime elezioni, ha consegnato un quadro politico simile a quello precedente, preludio per un possibile riproporsi del problema “governabilità” che assilla da un po’ di tempo a questa parte il Paese iberico. L’unico che può parzialmente gioire è l’ex premier Rajoy, disastroso premier uscente che dimostra di essere ancora amato da una parte di elettorato forse affetta da una sindrome da masochismo dilagante. Per chi non lo sapesse infatti, Rajoy, valletto diligente nelle mani della tecno-nazista Angela Merkel, ha distrutto in poco tempo il suo Paese a colpi di austerità, promuovendo  provvedimenti criminali sul piano macroeconomico per giunta accompagnati da decise svolte di tipo autoritario sul versante più strettamente politico.

Insomma la Spagna di Rajoy somiglia ogni giorno di più a quella del generale Francisco Franco. Dei socialisti, servi sciocchi ed utili idioti che fiancheggiano ovunque la massoneria mondialista, è inutile parlare. Hollande, Sanchez, Renzi, Schulz e compagnia sono notori e acclarati nemici del popolo bravi solo nel carpirne la fiducia con l’inganno e con la frode. Non resta che Podemos. Già, Podemos, il movimento politico nato per dare voce al popolo dell’indignados che è uscito fuori strada all’ultima curva. Proprio mentre in tutta Europa crescono le forze anti-establishment, in Spagna “gli alternativi” subiscono una grave battuta d’arresto nelle urne. Come è possibile spiegare un simile fenomeno? L’aggravarsi della crisi, l’esplodere della disoccupazione e il palese disprezzo dimostrato dai notabili europei nei confronti della democrazia stessa -molti commenti successivi al risultato referendario inglese meriterebbero infatti un nuovo processo di Norimberga – non avrebbero dovuto in teoria avvantaggiare l’uomo col codino? Perché Pablo Iglesias ha fallito dove Farage, Johnson e in parte Hofer (fermato dai brogli elettorali) sono invece riusciti?

Probabilmente perché Podemos in Spagna, al pari di Syriza in Grecia e del Movimento 5 Stelle in Italia, è avvertito quale movimento ambiguo, lacerato dalla impossibilità di interpretare una autentica stagione di cambiamento senza prima esprimere con chiarezza la volontà di tagliare i ponti con l’Europa nazista, volgare, antidemocratica, guerrafondaia e razzista di oggi. Un’Europa che, come bene spiegava l’intellettuale francese Michel Onfray sulle pagine del Corriere del Sera, odia il “populismo” perché è sostanzialmente “populicida” (ovvero assassina di popoli, ndm). Iglesias è troppo simile al suo dirimpettaio Tsipras, buffone ellenico che dopo avere chiesto alla sua gente di esprimersi sull’accoglimento o meno dell’ennesimo infame piano di salvataggio si è subito piegato ai voleri di Draghi e Schaeuble trincerandosi dietro un generico richiamo a non meglio precisati “interessi superiori”  (del tipo “salvaguardiamo il futuro dell’Europa”). Un farabutto lo si riconosce agevolmente dal fatto che in genere bastona le persone in carne ed ossa nel nome di astrazioni concettuali evocate alla bisogna.

Lo stesso dicasi per il damerino Di Maio, prototipo del politicante perbenista funzionale al consolidamento del potere delle solite oligarchie bancarie e finanziarie che pianificano ricorrenti campagne di stampa farlocche contro la cricca, la casta ed altre identiche amenità. Tutto quel variegato mondo che si agita cioè alla “sinistra” del morente socialismo ufficiale – attualmente  interpretato dai vari Sanders (divenuto infine pro Clinton…), Tsipras, Iglesias e ora pure Di Maio – sembra cioè primeggiare nell’arte del raggiro, perennemente impegnato nell’ancorare le vittime dentro il recinto del lager-Europa brandendo alla Wanna Marchi la promessa di un futuro meraviglioso che si materializzerà dopo avere attraversato un metaforico deserto temporaneamente abitato da tecnocrati e fanatici dell’austerity. In giro purtroppo c’è chi ancora se la beve.