Si è spento ieri a Roma l’attore Bud Spencer (1929-2016), al secolo Carlo Pedersoli. Nato a Napoli ottantasei anni fa, adolescenza sudamericana per seguire la famiglia emigrante, poi studi di giurisprudenza e sociologia non conclusi, Spencer aveva un passato da pallanuotista e una medaglia d’oro conquistata ai Giochi del Mediterraneo del 1955 (e altri undici ori nel prestigioso campionato italiano). Atleta olimpico, prese parte ai Giochi di Helsinki (1952), di Melbourne (1956) e di Roma (1960), prima di abbandonare il lucroso sport per dedicarsi alle sue altre passioni. L’approdo al grande schermo arriva come caratterista negli anni Quaranta, per poi diventare una professione con il successo di “Dio perdona… io no”, del 1967, dove incontrerà per la prima volta il partner Terence Hill. In quell’occasione, essendo i nomi della coppia troppo provinciali per il cosiddetto western all’italiana – Terence si chiama in realtà Mario Girotti – il regista Giuseppe Colizzi suggerisce di usare uno pseudonimo: nasce così Bud Spencer, omaggio a Spencer Tracy e alla birra Budweiser. I due gireranno insieme diciotto film. Personalità versatile, capace di successi nello sport come nel cinema ed anche nella musica, aveva lavorato sin quasi alla fine ed era apparso ancora recentemente in un’intervista al portale Fanpage.it, in occasione del suo ultimo compleanno, e accanto al sindaco di Napoli Luigi De Magistris per riceverne un riconoscimento civico. Credente, nel 2010 così si era espresso nei confronti della religione: «Ho bisogno di credere perché – nonostante il mio peso – mi sento piccolo di fronte a quello che c’è intorno a me. Se non credo sono fregato. A una conferenza ho detto: “Non esiste al mondo un uomo o una donna che non ha bisogno di credere in qualche cosa”. Un ragazzo si è alzato dicendo: “Io sono ateo!”. “Bene”, gli ho risposto, “lei allora crede che Dio non esiste, quindi crede in qualche cosa”». A dare l’annuncio della scomparsa è stato il figlio Giuseppe: « Papà è volato via serenamente. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata “grazie”».