Al San Raffaele la storia cambia in modo brusco e anche angosciante. Brusco e angosciante come le parole del medico personale di Silvio Berlusconi, Alberto Zangrillo, che squarcia ogni velo di ambiguità sul caso, spiegando che l’ex premier “ha rischiato di morire” e che sarà sottoposto a un intervento chirurgico al cuore, delicato e lungo, la prossima settimana. E se le mani del cardiochirurgo, il professor Alfieri, sono mani rassicuranti anche per un intervento, come si dice in gergo, a cuore aperto, è chiaro che nulla sarà come prima: “Sconsiglio – dice Zangrillo – di tornare a fare il leader politico”. Il che non significa che il Cavaliere non potrà tornare vispo e pieno di vita, come prima più di prima, ma certo i tempi di recupero tanto brevi non saranno e, di certo, non potrà chiedere al suo corpo di reggere i ritmi, frenetici e faticosi, e anche un po’ imprudenti sostenuti fin qui. E a cui lo hanno spinto e incoraggiato anche quelli che gli stanno attorno.
“Ma lo avete portato a votare?”, “Ma lo avete portato a fare un comizio a Ostia mentre aveva già uno scompenso”, “ma ha fatto campagna elettorale come se nulla fosse?”. Nelle domande della figlia Marina ma, più in generale di tutta la famiglia, c’è una tensione neanche tanto velata col famoso “cerchio magico”. Per come si è preso cura, o meglio non si è preso cura del padre. E per come ha condotto la vicenda negli ultimi giorni, di fatto negando il problema. Ci vorrebbe lo sguardo di Monicelli per descrivere l’atmosfera da romanzo noir, in cui l’epilogo politico di una grande storia è avvolto da piccole o grandi meschinità umane: “Sta bene”, “solo stress”, “tornerà in campo per i ballottaggi”. Per giorni la strategia di comunicazione del “cerchio” è stata opposta a quella dei medici che, da subito, avrebbero detto la verità. E pare che sia rimasto molto contrariato anche Fedele Confalonieri, nel toccare con mano, dopo la visita, la gravità della situazione. E infatti parlando con Renzi non ha detto “solo stress” ma “non c’è pericolo di vita”.
Una differenza che racconta non punti di vista diversi nella comunicazione ma una tensione, tra le persone più vicine a Berlusconi, sul controllo del vecchio leader. Un controllo, della sua vita e della sua salute, che finora è stato esercitato più dal cerchio che dalla famiglia Marina. Nello sguardo teso della primogenita, nella sua trattenuta tensione, nelle poche spigolose parole sussurrate ai familiari c’è la rabbia nei confronti di chi, finora, ha minimizzato il problema, negandolo, per paura che la malattia significasse perdita di controllo. Ecco Berlusconi esponendo come una Madonna pellegrina alle cene di finanziamento, ecco Berlusconi che fa i comizi: “Scendi in campo”, “sei sempre tu”, “fagli vedere chi sei”, “c’è una folla che ti aspetta”. Le cene di Arcore sono sedute di training autogeno per un leader che, in fondo, ama sentire frasi che esorcizzano il passare del tempo e gli acciacchi.
Dentro Forza Italia parecchi parlamentari sono medici: “Ma è possibile – si domanda uno di loro – che non gli hanno fatto fare nessun controllo arrivando a una stenosi così severa? Ha un malore, è gonfio, e non gli fanno fare un’ecografia al cuore?”. Prima ancora di quel che accadrà dentro Forza Italia, dei direttori, delle cabine di regia che verranno durante la convalescenza di Berlusconi, prima ancora dell’ipotesi, che già circola, delle due miss preferenze Gelmini e Carfagna come reggenti, con annessi veti, veleni e invidie delle donne del cerchio magico, di tutto questo c’è il “chi si prenderà cura del Cavaliere”: affiancandolo nella convalescenza, intrepretandone la volontà, con consigli e premurosi divieti. Insomma, se Marina passerà dalla rabbia trattenuta all’azione. E chissà, alla politica. In un contesto delicato, anche psicologicamente, per un uomo che è sempre stato, come dicono gli americani, stronger than life e che ora è semplicemente impaurito, per quel che è stato e per l’intervento che sarà. Alessandro De Angelis su huffingtonpost.it