di Andrea Di Bella
Costituente in Italia fu l’Assemblea che il 22 dicembre 1947 approvò la Carta repubblicana ancora oggi in vigore. Si dice che tale organo fosse assolutamente libero nelle scelte fondamentali sull’organizzazione dello Stato, fatta eccezione per la preferenza popolare espressa nel referendum del 2 giugno 1946 per la forma repubblicana. Non è ciò a cui alludiamo noi, per carità. Per legislatura costituente si intende in questa sede un patto con la città stipulato in forma svincolata dai partiti cosiddetti tradizionali, almeno in un primo momento, e che abbracci città e cittadini in una forma del tutto inedita. Vero è che alcuni sono ancora affezionati alle ormai datate formule del centrodestra e del centrosinistra, ma il tempo e l’attuale totale disaffezione alla politica e ai politici suggerisce convergenze anche inedite. Collaborazioni che non risultino dei minestroni senza senso, ma un vero e proprio progetto scritto nero su bianco e su cui aggregare forze politiche, sociali, associazioni, comitati e singoli cittadini.
Se questo sindaco ha un merito è senza dubbio quello di avere messo in stretta comunicazione e talvolta anche in collaborazione – in nome dell’alternativa – esponenti anche della cosiddetta società civile che prima forse non si sarebbero scambiati nemmeno un saluto veloce. Una aggregazione di donne e uomini di buonsenso che col buonsenso hanno il dovere di costruire nuovamente Paternò. Anzi, ricostruire. Ricostruire la città attraverso una legislatura costituente, appunto, che come l’Assemblea Costituente che fece l’Italia come oggi noi la conosciamo, insieme alla Costituzione, metta insieme il meglio di ogni estrazione politica e sociale dopo lo scempio compiuto da un gruppo dirigente che ha di fatto allontanato in modo si spera non irreversibile amministrazione da amministrati. Ha allontanato il palazzo dal Popolo, che è del Popolo e non il contrario.