Commissioni elevatissime. Troppo alte. Forse oltre il limite della legge e della soglia dell’usura. È un sospetto a dir poco imbarazzante quello che grava su Equitalia, il colosso pubblico della riscossione, spauracchio di centinaia di migliaia di italiani. Ora, a sorpresa, Equitalia finisce sotto inchiesta: la Commissione tributaria di Salerno ha annullato per un banalissimo difetto di notifica una cartella, ma non contenta ha chiesto alla magistratura di approfondire il caso, aprendo una strada che potrebbe portare molto lontano.
Chissà. E però la storia merita molta attenzione: Equitalia, di proprietà al 51% dell’Agenzia delle entrate e al 49 dell’Inps, avrebbe spremuto oltre il lecito un salernitano che aveva avviato una procedura ipotecaria. Il colpo di scena quando il commercialista Giovanni Monetti impugna il provvedimento: un preavviso di iscrizione ipotecaria sull’abitazione principale. C’è un difetto di notifica, ma forse c’è di più. Monetti chiede chiarezza, i giudici fiscali gli danno ragione non una ma due volte: rilevano un difetto di notifica, insomma scoprono la classica buccia di banana e annullano la cartella. Ma ipotizzano che possa esserci anche un problema di fondo. E così mandano le carte ai pm della procura perché facciano i loro accertamenti. Un passaggio semplice ma rivoluzionario: l’autorità giudiziaria sfida i mastini del fisco in un conflitto senza precedenti. E vuole capire una volta per tutte se Equitalia abbia applicato tassi irragionevoli, anzi illeciti, oltre i limiti stabiliti dalla norma e oltre la soglia dell’usura.
In realtà questo è il secondo capitolo di una guerra in corso già da un anno. Nel 2015 Monetti aveva sollevato lo stesso quesito in tutt’altro procedimento, sempre alla procura di Salerno. Ora quest’altra questione finisce sotto la lente dei pm. La materia, al di là delle suggestioni, è ostica e scivolosa. Fra l’altro bisogna distinguere le due voci che normalmente compongono il conto in calce alle cartelle: gli interessi e poi l’aggio, la commissione applicata. «A volte – spiega al Giornale Giuseppe Valditara, ordinario di Diritto romano all’università di Torino – Equitalia arriva a colpire il debitore con anni di ritardo e in questo caso gli interessi lievitano fino a raggiungere cifre astronomiche. Ma questo è solo un aspetto di un problema molto più complesso». Le indagini di Salerno toccano un nervo scoperto nei rapporti fra lo Stato e i cittadini. «Se dovesse essere dimostrato – prosegue Valditara – che Equitalia ha applicato tassi usurai, avrebbe conseguenze devastanti. Ancora di più sul piano politico perché Equitalia è il braccio armato dell’Agenzia delle entrate e dunque è uno strumento fondamentale nella lotta all’evasione fiscale. È inimmaginabile che un attore così importante della pubblica amministrazione possa tenere comportamenti non in linea con il proprio ruolo, anzi in qualche modo assimilabili a quelli di volgari strozzini». Ma questo è appunto solo un sospetto e deve essere verificato in concreto. Senza cedere al clima della piazza, infiammata dalla crisi economica e duramente segnata dai «rastrellamenti» condotti con certosina pazienza dagli operatori del fisco.
Semmai su questo versante è ancora una volta la politica a dover battere un colpo e dare quindi un indirizzo di fondo all’azione dei funzionari dell’erario. Alcuni esperti, anche alti ufficiali della Guardia di finanza, sostengono da tempo che la macchina dello Stato funziona a meraviglia quando si tratta di colpire i pesci piccoli, gli artigiani, i commercianti, gli imprenditori dal perimetro limitato che magari non sono evasori, ma più banalmente sono stati messi in ginocchio dal tracollo delle loro attività e non riescono più a pagare le imposte. È facile mettere con le spalle al muro questa folla variopinta di piccoli evasori, più complicato, arduo, stanare i grandi evasori. Quelli che magari hanno portato illecitamente all’estero, in qualche paradiso dell’off-shore, i propri capitali. IlGiornale