di Valerio Musumeci
Non è la prima volta che Bruno Vespa ospita a “Porta a Porta” personaggi discutibili. Soltanto la scorsa estate, lo ricorderete, il conduttore di Rai 1 aveva dato scandalo invitando due esponenti della famiglia Casamonica per commentare il “funeralone” tributato dal clan al capo famiglia scomparso, con tanto di elicottero a spargere su Roma petali di rosa. Erano i tempi di Mafia Capitale e del dondolare di Marino sulla poltrona di sindaco, e praticamente tutta l’opinione pubblica italiana accusò Vespa di aver offerto agli spettatori Rai un cattivo servizio. Oggi che di Mafia Capitale non si parla quasi più, se non per i risvolti elettoralistici sulla corsa al Campidoglio – dove sono i Buzzi, i Carminati, i Casamonica? Tutti scomparsi? O forse non ci frega più niente perché la televisione e i giornali hanno smesso di parlarne? – , Vespa ha compiuto un’altra scelta editoriale alquanto controversa. Scegliendo di ascoltare un personaggio legato alla mafia, quella vera, senza imitazioni all’amatriciana di dubbia consistenza.
Secondo quanto annunciato, infatti, a “Porta a Porta” di stasera andrà in onda un’intervista a Salvo Riina, figlio di Totò: l’uomo è in uscita con un suo libro dove racconta il rapporto con suo padre e particolari abbastanza incresciosi come la scena del boss che guarda alla televisione le riprese delle stragi che ha ordinato. La reazione non s’è fatta attendere: personaggi del mondo dell’antimafia, parenti delle vittime e politici hanno contestato la scelta del conduttore, il quale ha tranquillamente replicato che l’intervista «andrà in onda, perchè non dovrebbe?». Potremmo suggerire a Vespa qualche motivo, ma lasciamo parlare altri più titolati di noi.
Come Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso da Cosa Nostra. «Apprendo costernata, considero incredibile la notizia: da ventiquattro anni mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l’estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico». Altrettanto dura la reazione di Salvatore Borsellino, fratello di Giovanni: «E’ vergognoso che il servizio pubblico della Rai dia spazio a queste persone, così come è vergognoso che ci siano editori che fanno raccontare a questi personaggi un cumulo di falsità dove dipingono il padre come il più tenero dei padri e invece sappiamo tutti di cosa si tratta: si tratta di un assassino». Sul fronte politico si fa sentire il presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi: «Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento. Ma se questa sera andrà in onda l’intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che “Porta a Porta” si presta a essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all’Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai». Giudizio questo appunto politico, da prendere con le dovute cautele: ma è indubbio che Bruno Vespa stia ancora facendo valere un principio di intangibilità. Fa buoni ascolti, è abile e scafato. E quindi non si tocca.
Intendiamoci, non pensiamo affatto che tratterà bene il figlio di Riina. Conoscendone il carattere e i meriti di giornalista, sarà duro ed anche efficace nel presentare un personaggio su cui grande sarà la curiosità degli italiani. Detta curiosità sarebbe saziabile in luoghi più consoni come le aule di tribunale o i libri di storia, piuttosto che sul primo canale della RAI, ma Vespa è per l’appunto intangibile ed anche stasera porterà a casa la sua esclusiva. Senza forse domandarsi fin dove sia lecito spingersi nel cercare l’ascolto. E questo anche noi ce lo chiediamo.