CATANIA – Metti il meglio della cultura e del teatro catanese un giorno ai Benedettini. Gente variegata e composita, di sensibilità e storie diverse, non tutti amici, per carità, anzi spesso avversari nella dialettica accesa che deve accompagnare ciò che poggia sulla phonè. Metti il meglio della cultura e del teatro catanese, dunque, diviso in tutto ma stavolta riunito per denunciare un comportamento come minimo improprio, quello del sindaco Enzo Bianco e dell’assessore alla Bellezza con-divisa (cit. Nino Romeo) Orazio Licandro. E’ quanto è accaduto ieri al Coro di Notte del Monastero dei Benedettini nel corso de “Il sipario strappato. Teatro e teatri a Catania”, l’assemblea organizzata dal Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università su impulso dello scrittore Ottavio Cappellani e del regista Guglielmo Ferro. La genesi dell’evento è nota, e lo strano comportamento dell’amministrazione comunale ne risalta a ogni fase: dopo aver innescato sui social e sul quotidiano La Sicilia un dibattito sulla situazione teatrale a Catania (e su talune nomine ritenute inappropriate, curricula alla mano), Cappellani e Ferro trovano nel professor Antonio Di Grado l’organizzatore di un dibattito aperto e inclusivo sul tema, nella cornice prestigiosa dell’Università. Di Grado, insieme ai colleghi Luciano Granozzi e Fernando Gioviale, convoca l’assemblea per metà febbraio, salvo ricevere dal Comune la richiesta di posticipare l’incontro per irreperibilità di Enzo Bianco. Cortesemente i tre professori posticipano alla data di ieri, 29 febbraio: ma intanto succede di tutto.
In primis il consiglio di amministrazione del Teatro Stabile di Catania procede alla ratifica della nomina di Giovanni Anfuso quale nuovo direttore artistico – detta nomina, contestata duramente dal succitato meglio del teatro cittadino, ivi compreso Leo Gullotta in una puntuta intervista a La Sicilia, era la ratio dell’incontro ai Benedettini e ciò era evidentemente chiaro al sindaco; in secundis Bianco, dopo aver sistemato la situazione dello Stabile, diserta l’incontro (che ha fatto spostare per potervi partecipare) adducendo quali argomenti “la ristrettezza del tema” e “le modalità che ne hanno visto sorgere la proposta”. Ora, la ristrettezza del tema è sotto gli occhi di tutti: il teatro da Euripide in giù rischia d’essere argomento claustrofobico e probabilmente l’amministrazione vorrà anche parlare, per allargarle il campo, di giardinaggio, bricolage e pilates. Le modalità, poi, lasciano a desiderare: uno scrittore e un regista che si sentono liberi di parlare e denunciare e tre professori che accolgono l’invito a discutere pubblicamente. Cose di pazzi. Controproposta del sindaco una manifestazione da tenersi a metà marzo, organizzata con l’Università di Catania: la quale Università, lo si nota de relato, ha organizzato un evento esattamente ieri.
E’ il comportamento improprio del sindaco, dicevamo, ad aver compattato e stimolato i convenuti ieri al Coro di Notte. All’assemblea, con i tre moderatori, sono intervenuti Nino Romeo, Ottavio Cappellani, Silvio Parito, Elio Gimbo, Giuseppe Dipasquale, Salvo Nicotra, Salvo Gennuso, Orazio Torrisi, Ciccio Mannino, Biagio Guerrera, Sebastiano Arcidiacono, Gioacchino Palumbo, Paola Di Mauro. Non sono mancati momenti di teatro, appunto, a fronte di posizioni diverse esposte alla sala: alcune più diplomatiche, vedi quella di Orazio Torrisi, hanno suscitato la reprimenda di un Cappellani in versione mattatore, d’altronde legittimato dal comportamento del sindaco. L’indirizzo dell’assemblea, tuttavia, appare chiaro: dopo l’incontro lo scrittore posterà su Facebook ringraziamenti al primo cittadino, «che ha ricompattato il mondo della cultura contro di lui, cosa della quale manco io sarei stato capace». Il sipario strappato, dunque, forse lo si inizia a ricucire. Quando e come lo vedremo.