Un famoso filosofo economista, ispiratore di una ideologia che nel tempo si è dimostrata fallimentare, diceva che la religione è “l’oppio dei popoli”, … “è il gemito della creatura oppressa, l’animo di un mondo senza cuore, … ottunde i sensi nel rapporto con la realtà, è un inganno che l’uomo perpetra a se stesso. Incapace di cogliere le motivazioni della propria condizione l’uomo la considera come dato di fatto cercando consolazione e giustificazione nei cieli religiosi”. Abbiamo celebrato l’Ascensione di Gesù al cielo, apparentemente sembra che Marx abbia ragione, perché gli apostoli ci vengono descritti come incantati verso il cielo che ha rapito Gesù ai loro occhi. Per l’evangelista Marco c’è bisogno di due uomini in bianche vesti che ridestano gli apostoli dal loro stupore e li richiamano alla realtà e all’impegno. E questo cambia tutto, perché cari amici, la religione non offusca la mente, non fa evadere dalla realtà, non estranea dai problemi degli uomini, ma piuttosto chiama ad un impegno concreto per la promozione e il bene dell’uomo. Chi crede non è una persone astratta, “che cerca consolazione nei cieli religiosi”, ma piuttosto è una persona concreta, perché ama con un amore che interviene realmente nella vita delle persone, che le cambia, che per mezzo della misericordia fa proprie le sofferenze dell’uomo e le trasforma. Pensate a cosa sarebbe il mondo senza quell’oceano di carità rappresentato dalle opere di misericordia che da duemila anni la Chiesa ha realizzato e vissuto per sovvenire ai bisogni degli uomini, in particolare i più poveri e bisognosi. E quanto sarebbe più povero il mondo senza le tante istituzioni culturali o i segni lasciati nel campo delle arti che hanno aiutato l’uomo ad elevarsi e scoprire la propria grandezza e dignità. Un cristiano che preferisce vivere tra le nebbie degli incensi e non piuttosto tra i fanghi della carità non è un cristiano autentico. È chiaro, però, che la sorgente della carità è l’Amore di Dio nel quale bisogna vivere e dal quale attingere per poi esserne segno concreto in mezzo ai fratelli. Per questo i cristiani, come scrive nel II Secolo l’autore della Lettera a Diogneto, sono coloro che hanno i piedi per terra e la testa in cielo; ancorati al cielo e a servizio della terra.
Padre Salvatore Alì