di Giancarlo Perna per LiberoQuotidiano
Da quando è così delusa?
“Per un anno e mezzo mi sono dannata per una riconciliazione tra Berlusconi e Alfano, ma tutto è andato in fumo col voto su Mattarella. Da Ncd e Alfano mi sarei aspettato un atteggiamento opposto. Da allora sono un pesce fuor d’acqua”.
Già nel 2014 si dovette dimettere da ministro dell’Agricoltura. Fu Matteo Renzi, allora solo segretario Pd, ad attaccarla. Alfano, more solito, si dileguò.
“Non fui difesa da nessuno. L’aula era vuota. Non volevano sentire le mie ragioni. Ma ho capito subito che Renzi, attaccando me, faceva le scarpe al premier Letta”.
Letta non mosse un dito per lei, nonostante la vostra amicizia e quella ancora più grande con suo marito, Francesco Boccia del Pd.
“Enrico non venne neanche in Aula. Per me, umanamente, una grande delusione. Dimostrò, nel non fare quadrato, mancanza di coraggio. Ma gli si è ritorta contro. Si indebolì al punto che bastò un “stai sereno” per sostituirlo”.
I rapporti tra Letta e Boccia si sono poi raffreddati?
“Mio marito fu altrettanto deluso. Ci si frequentava privatamente. Ora non più. Lui e Francesco si sentono, ma nulla è più come prima”.
Letta ha annunciato le dimissioni da deputato.
“Me l’aspettavo, conoscendolo. Andando a Parigi rafforza i suoi già notevoli rapporti internazionali e prende le distanze da un mondo che lo ha deluso, riservandogli il mio stesso trattamento”.
Lei come fa a stare in un partito che non l’appoggia?
“L’ho fondato e non mi faccio mettere nello sgabuzzino dei dissidenti con la facilità che alcuni vorrebbero. In un partito si discute, altrimenti finisce la democrazia interna”.
Quanta pazienza avrà ancora?
“Se Ncd continuerà a mettersi sull’attenti con Renzi, o passerà addirittura col centrosinistra, diventeremo incompatibili”.
Perché se ne andò da FI?
“È la vicenda più dolorosa della mia storia politica. Ho sempre creduto in Silvio Berlusconi e tuttora ci sentiamo. Per lui ho stima e amicizia. A travolgermi, sono stati gli eventi. Ero ministro, mi aveva scelta Silvio, ero legata a Letta come lo era mio marito. Non volevo creare problemi. Sono stata vittima della designazione”.
Ma c’era anche qualcosa in Fi che non le piaceva più?
“L’atteggiamento di Fitto e Verdini e il linguaggio aggressivo di altri personaggi che svilivano la storia del partito”.
Cosa le impedisce oggi di rientrare in Fi?
“Credo, restando in Ncd, di potere riunire il centro destra. Dialogando con tutti gli alternativi a Renzi – Berlusconi, Salvini, Tosi, Meloni – penso di indurre Ncd a scelte di centrodestra. È successo in Liguria. Ncd era orientato a votare Raffaella Paita del Pd. Grazie a me però ci siamo accordati per dare l’appoggio a Toti, candidato di Silvio”.
Il Cav e Fi sono in crisi. Hanno avvenire?
“Sì, se, come ha detto, Silvio farà un partito repubblicano all’americana, con l’obiettivo di raccogliere tutto il centrodestra. Dovrebbe però fare l’allenatore. A farsi onore in campo dovrà essere la squadra. Finora, abbiamo vissuto della luce riflessa da lui. Ora dobbiamo giocare in proprio e darci un’identità”.
Ncd ha un senso?
“No. Nessun senso”.
Cosa avrebbe invece senso?
“La ricomposizione di tutta l’area alternativa a Renzi in un unico soggetto. Non alleanze tra Ncd, Fi e altri. Ma una cosa sola”.
Cav a parte, c’è un altro leader di centrodestra? Anche un nome impreveduto…
“Eh, magari! L’avanzata di Renzi si capisce solo tenendo conto della debolezza di tutto il resto. Non solo in politica”.
Renzi?
“Furbo, cinico, grande comunicatore. Somiglia a un giornale farlocco: bei titoli, contenuti incerti. Il suo vero banco di prova sarà l’immigrazione. Se riuscirà a risolvere il problema, coinvolgendo tutta l’Ue, acquisterà autorevolezza. Se no, sarà definitivamente il bluff che appare”.
Tra Renzi e Letta chi preferisce?
“Come figura istituzionale, Letta. Come forza decisionale, Renzi”.