di Franco Marino
Fitto non si può equiparare a Fini, i due personaggi sono completamente diversi tra loro. Fini era un sabotatore, con evidenti intelligenze strette col nemico, Fitto, al contrario, è stato sin dal primo momento contrario al Patto del Nazareno. I risultati gli hanno dato ragione: l’intesa istituzionale col Pd si è rivelata un bluff e oggi Fitto può vantare un peso nel partito che lo legittima a tentare la strada di creare una nuova formazione di destra. Fin qui nulla di diverso da ciò che accade in una squadra quando i risultati non arrivano: viene messo in discussione l’allenatore. Berlusconi oggi è l’allenatore di una squadra che perde pezzi, giocatori e punti in classifica; ma come spesso avviene anche nel calcio, non è detto che cambiare allenatore o modulo di gioco sia la soluzione migliore. Non è nemmeno detto che i risultati continuino ad essere negativi: la rottura del Patto del Nazareno, forse anche solo in apparenza ha dato un po’ di spolvero a Renzi ma si tratta di una vittoria di Pirro. Il Premier, a dispetto degli applausi del momento (che dureranno pochissimo), non ha guadagnato consensi stabili presso il mondo culturale del Pd, che continua a diffidare di lui. Né tanto meno il consenso si estende nelle fasce laterali rappresentate da Vendola e da Grillo. E ad oggi ha un nemico in più, cioè Berlusconi ed i suoi elettori che temporaneamente si erano fatti beffare dal moderatismo renziano.
Tutto questo tornerà opportuno quando arriverà la campagna elettorale e si dovranno compattare le fila. E soprattutto, non è detto sia la scelta giusta esonerare un allenatore se la squadra è quella che è, soprattutto se non c’è in giro un “tecnico” capace di ricomporre tale squadra col carisma necessario. Forza Italia è il partito di Berlusconi e del mondo che rappresenta. Un partito ove si riuniscono le frustrazioni di una fetta molto ampia di Popolo moderato che non vuole rassegnarsi all’idea che il Paese muoia grillino o ex-comunista, e che incontra ogni giorno le stesse frustrazioni (in scala ovviamente ridotta) che riscontra Berlusconi stesso da quando ha iniziato a fare ed essere imprenditore (e poi politico) in Italia. Il Cavaliere, con questo Popolo, ha stretto un’alleanza morale inscindibile che probabilmente terminerà solo con la morte fisica del leader. Pensare di liberarsi di Berlusconi come ci si libera da un calcolo renale. E’ un errore che hanno commesso in tanti. Berlusconi può essere sostituito solo da un altro Berlusconi o da una figura che, in un modo o nell’altro, potrà ereditare anche la sua storia personale. Viene da pensare a Marina Berlusconi, che del padre è l’erede non solo materiale ma anche morale. Marina potrà negare quanto vuole la volontà di entrare in campo, ma è inutile: morto Silvio, l’aggressione ricadrà direttamente su di lei e a quel punto varrà per lei ciò che vale per il padre: o decide di lottare o è meglio che se ne vada altrove, per il suo bene. Mentre la figlia erediterà l’impero di famiglia, Fitto non ha né il know-how né l’esperienza per poter anche solo sperare di reggere il peso di un partito che ha affrontato mille battaglie, che è logoro ma ancora vivo, ed è ancora vivo solo ed esclusivamente grazie al carisma personale del suo leader. Non bisogna cadere nell’errore di ritenere Fitto un traditore: non lo è. E’ solo un uomo molto ambizioso, e questo non è un difetto. Anche Berlusconi lo era e lo continua ad essere. In politica, l’ambizione è la base di chiunque voglia ottenere grandi risultati. Tuttavia, quando si decide di dichiarare un guerra non contano le ragioni (quelle, teoricamente, le avevano anche Fini e Alfano), ma le forze in campo. E l’ambizione, senza un esercito, è un difetto. Fitto ha un padrino in grado di garantirgli visibilità dato che, col sistema elettorale attuale, la visibilità televisiva è tutto? Dispone delle protezioni giuste che lo tutelino nel momento in cui, per affrontare la mannaia di una Magistratura aggressiva ed eversiva, sarà colpito sistematicamente anche lui? Ha qualcuno in possesso di una potenza economica tale da sostenere le cause a cui andrà incontro per poter portare avanti le sue battaglie contro un nemico che è disposto a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di abbattere l’avversario? Se la risposta a queste domande è no, quello di Fitto è solo un velleitario tentativo che finirà nel nulla assoluto come sono finite nel nulla altre ultime note esperienze. Gli elettori di Forza Italia non si rendano ridicoli parlando di tradimento. In politica conta solo il risultato finale. E Fitto non ha né uomini né mezzi per poter pensare di farcela. A meno che non abbia una carta segreta. Cosa di cui oggi sentiamo fortemente di dubitare.
*condirettore editoriale – marino@freedom24news.eu