Rivolta nel carcere di Padova: i detenuti inneggiano all’Isis

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1420564252-carcereSale la tensione al carcere Due Palazzi di Padova. Ieri pomeriggio una rissa fra duedetenuti ha rischiato di degenerare: i due carcerati hanno iniziato a litigare nell’area comune e nei tafferugli che ne sono seguiti due agenti della polizia penitenziaria sono rimasti feriti. Oggi lo stesso copione. Tanto che il sindacato di polizia penitenziaria (Sappe) non fatica a ipotizzare “diverse regie che agiscono con scopi diversi”. Ad aggravare la situazione è l’atteggiamento dei molti detenuti arabi che, durante i tafferugli, hanno inneggiato all’Isis e al fondamentalismo islamico.

“I due poliziotti penitenziari sono stati aggrediti e feriti senza alcuna giustificazione”, racconta Donato Capece del Sappe spiegando che l’aggressione è drammaticamente degenerata con urla e grida, “evidentemente sintomo dell’avvio di una protesta dei ristretti”. Molti di questi, di origine araba, inneggiavano appunto ad Allah e all’Isis. Un particolare che preoccupa il sindacato di polizia. Per questo ha chiesto al ministro della giustizia Andrea Orlando e al capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo “urgenti provvedimenti a tutela dei poliziotti penitenziari che lavorano nella Casa di Reclusione di Padova e della stessa vivibilità nella struttura detentiva”.

Indagini condotte negli istituti penitenziari di alcuni Paesi europei, tra cui Italia, Francia e Regno Unito, hanno rivelato l’esistenza di allarmanti fenomeni legati al radicalismoislamico. I ferimenti di ieri oggi seguono gli episodi delle scorse settimane che hanno visto poliziotti aggrediti e il rinvenimento di più telefoni cellulari nelle celle della Casa di reclusione patavina.

Il sindaco di Padova Massimo Bitonci ha espresso la propria solidarietà agli agenti aggrediti. “Trovo molto preoccupante per la loro incolumità e per quella di tutti i padovani che alcuni detenuti arabi abbiamo inneggiato all’Isis durante la rivolta di ieri – ha detto l’esponente leghista – spero siano presto individuati e rispediti a casa”. Per il primo cittadino questi ultimi episodi confermano “un clima incandescente”“La nostra comunità non può permettersi di mantenere soggetti pericolosi in attesa del rilascio”, conclude Bitonci initando il governo a stringere un accordo, anche economico, con i Paesi di origine, che “preveda il rimpatrio e la carcerazione nello Stato di provenienza”. Questo consentirebbe maggiore sicurezza per tutti, garantirebbe un enorme risparmio per l’erario e sarebbe una soluzione definitiva al sovraffollamento delle strutture carcerarie, occupate in gran parte da stranieri.

IlGiornale

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