di Franca Maria Zappia Tringali
Catanese, già docente dell’ITE “G. Russo” di Paternò
CATANIA – Da catanese che sfoglia ogni giorno i quotidiani online e non solo, sto seguendo con apprensione le vicende politiche che stanno interessando il Comune di Paternò. Pur non essendo paternese, ho vissuto la città da insegnante per oltre trent’anni attraverso generazioni di ragazzi, nel rapporto con i loro genitori ed esperienze personali nel territorio, per cui considero Paternò come la mia seconda città ed ecco perchè mi viene spontaneo intervenire con qualche riflessione a riguardo dei recenti fatti che l’hanno resa suo malgrado protagonista della cronaca locale ma anche regionale e nazionale.
Che a Paternò l’andamento politico non sia mai stato lineare, che le varie Amministrazioni abbiano avuto spesso un iter altalenante – così come avviene in tantissime parti in Italia – è cosa notoria, ma si è sempre trovato un compromesso per riuscire a governarla con risultati più o meno soddisfacenti. Come tutti i Comuni anche Paternò ha avuto ed ha tanti problemi legati al sociale, alle infrastrutture, all’economia, all’ambiente, al recupero di varie zone anche a fini turistici; c’è da dire, in effetti, che molto poco si è fatto anche se timidi tentativi sono andati in porto e alcune migliorie apportate. Certamente i litigi, i cambi di casacca e i cosiddetti “rimpasti” politico-amministrativi più o meno opportuni, sono stati un freno nella realizzazione del rilancio di Paternò.
Non ho mai, però, assistito a quello che sta avvenendo in quest’ultimo periodo. Vado a memoria e dico di non ricordare altri casi in cui le massime cariche politiche di questa città siano state investite da circostanze oggetto dell’interessamento della Giustizia per motivi così gravi come quelli descritti dalle indagini condotte dalla Procura di Catania con la recente operazione denominata “Athena”. Si può ribattere che ormai si ha una Magistratura ad orologeria: ma senza un valido sospetto, anche se poi si rivelerà infondato, la sveglia non suona. Non è questo, però, che lascia interdetti, dato che ormai è notizia quasi giornaliera quella di vari Comuni in tutta Italia e a diversa guida politica, in cui vi si presentano amministratori indagati, Enti commissariati e poi sciolti per imputazioni di reati di varia natura. C’è da soffermarsi piuttosto sul comportamento politico della Giunta paternese e di chi la guida, ormai prede di un oggettivo caos divenuto totale, guidate dal semplice intento di mantenere il potere ad ogni costo. Questo è.
Si assiste a rimpasti che non hanno alcun senso politico, prese di posizione cui seguono inevitabili affermazioni di vari consiglieri comunali che non hanno ad oggi, però, le dovute conseguenze. O se vi saranno, il tempo lo dirà. La situazione non è caratterizzata da una fisiologica instabilità ma da un’acclarata ingovernabilità e, come detto prima, di una tale confusione che anche chi segue la politica cittadina finisce con il non comprendere più nulla.
Domando. Si può governare in questa situazione? Si può portare avanti una progettualità per migliorare Paternò, così? Tutto viene bloccato sia per la spada di Damocle che pende sull’Amministrazione. Dall’altra parte per via di una situazione insostenibile perchè gli uni con gli altri non sono mai d’accordo né potrebbero esserlo – data l’attuale oramai fantasiosa composizione politica – su alcun tipo di azione da portare avanti o di progetto da realizzare. Pare evidente che a pagarne le spese sono Paternò e i paternesi. Per cui sarebbe un vero gesto di dignità, e soprattutto di amore verso la propria città, se gli attuali amministratori si dimettessero, consentendo così di ripristinare al più presto una condizione di governabilità, riconsegnando così al più presto la parola ai cittadini elettori.