Attacco terroristico contro la redazione di Charlie Hebdo sul boulevard Richard-Lenoir. E quello che è l’attentato più cruento commesso in Francia dal 1961, ai tempi della guerra di Algeria, fa ripiombare Parigi e l’intera Europa nell’incubo del fondamentalismo islamico.
Al grido di “Vendicheremo il Profeta” due uomini incappucciati e vestiti di nero hanno fatto irruzione nella reception del settimanale satirico, noto per il suo stile ironico e provocatorio, prima di aprire il fuoco con i kalashnikov.
A terra i cadaveri crivellati di colpi di dodici persone. Tra questi, oltre a due poliziotti, ci sono il direttore Stephane Charbonnier, che firma le vignette con Charb, e i disegnatori Jean Cabut detto Cabu, Georges Wolinski e Tignous.
Una raffica di colpi, almeno una trentina, con i mortali AK47. I giornalisti in fuga sui tetti. E torna la paura nella redazione di Charlie Hebdo. “È un vero massacro, ci sono morti ovunque”, ha detto dopo il blitz un dipendente del quotidiano, più volte finito nel mirino degliintegralisti islamici per aver irriso la figura del profeta Maometto. La sede del settimanale fu infatti distrutta da un incendio provocato dal lancio di una molotov il 2 novembre 2011. L’attentato, che non provocò vittime, avvenne nel giorno dell’uscita del numero speciale dedicato alla vittoria elettorale degli islamisti in Tunisia.
“Maometto direttore responsabile di Charia Hebdo”si leggeva su un comunicato stampa che annunciava il numero, con un gioco di parole sulla sharia. Anche sulla copertina dell’ultimo numero non è certo mancata la provocazione satirica: campeggia, infatti, una foto dello scrittore Michel Houellebecq, al centro di polemiche per il romanzo in uscita oggi Sottomissione che racconta l’arrivo al potere in Francia di un presidente islamico.
“Parlavano perfettamente francese – ha raccontato la vignettista Coco – hanno rivendicato di essere di al Qaeda“. Dopo il blitz alla redazione, i due terroristi sono riusciti a fuggire a bordo di una Seat, hanno investito un passante e hanno ingaggiato un secondo scontro a fuoco con le forze di polizia. Immagini di violenza inaudita che sono state riprese dai tetti:un agente ferito è stato giustiziato per strada da uno dei fondamentalisti. Subito dopo sono fuggiti su una seconda automobile facendo facendo perdere le proprie tracce.
Il presidente francese Francois Hollande ha parlato di“attentato terroristico di eccezionale barbarie, un attentato alla nostra libertà”. Un attentato che arriva a stretto giro da altri tre inquietanti attacchi con il grido “Allah hu Akbar” che diventa lo slogan dell’imminente violenza. Il 22 dicembre a Nantes, nella Francia nord occidentale, un camioncino bianco è stato lanciato sul tradizionale mercatino natalizio ferendo undici persone. Nemmeno ventiquattr’ore prima a Digione, nel nord est del Paese, un 40enne alla guida di una Renault Clio aveva travolto la folla mandando all’ospedale 13 persone. Sempre al grido di “Allah hu Akbar“. Vicende troppo simili e troppo vicine perché non metterle in relazione tra loro. A queste va poi aggiunta una terza, quella di Jouè-lès-Tours dove un convertito all’Islam è entrato nel commissariato cittadino e ha aggredito tre poliziotti.
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