“Dovevamo rapire Berlusconi, poi chiamarono dalla Sicilia”. L’intervista al pentito

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Negli anni ’70 Cosa nostra voleva rapire Silvio Berlusconi. Era tutto pronto ma a un certo punto da Palermo arrivò il contrordine: si torna a casa. Poco dopo ad Arcore arrivo Vittorio Mangano, il boss assunto come stalliere. A raccontarlo è Gaspare Mutolo, storico pentito di Cosa nostra in una intervista al settimanale Oggi diretto da Carlo Verdelli, citata dal Fatto Quotidiano.

Nell’intervista Mutolo ha deciso di mostrare il suo volto nella foto di copertina realizzata da James Hill, fotografo del New York Times, vincitore del premio Pulitzer. In passato Mutolo aveva già raccontato del mancato rapimento di Berlusconi. “I nostri basisti di Milano – ricostruisce oggi – avevano già studiato il piano. Sapevamo che ogni otto o nove giorni Berlusconi andava nei suoi uffici di Milano 2. Lo aspettavamo lì. Era già tutto pronto, le auto, il magazzino dove rinchiuderlo. Ma lui non arrivava. Pensammo che qualcuno lo avesse avvertito. Poi ci arrivò una telefonata da Palermo che ci ordinava di smontare tutto e rientrare in Sicilia. Pochi giorni dopo, nella villa di Berlusconi, ad Arcore, arrivò da Palermo Vittorio Mangano, assunto come stalliere”, è il racconto del pentito. Mangano, mafioso del clan di Porta Nuova, finì poi al centro del processo a Marcello Dell’Utri, il braccio destro di Berlusconi che sarà condannato per concorso esterno a Cosa nostra.