Musica, teatro, danza. “E’ l’opera totale, come vagheggiato da Richard Wagner nell’800. Per uscire fuori da una scena predeterminata e inventare qualcosa di nuovo, anche dopo più di 50 anni di carriera. Uno spettacolo eccezionale per tempi eccezionali”. Claudio Baglioni, a 70 anni appena compiuti (e ampiamente festeggiati “una sorta di anno santo, temo, che durerà fino a dicembre”, scherza), ha spostato ancora più in avanti l’asticella di una carriera costellata di successi e si è cimentato con un progetto unico: dal 2 giugno alle 21 (giorno in cui sarà nominato anche Grande Ufficiale della Repubblica) sarà in streaming sulla piattaforma ITsART (il palcoscenico digitale per tutte le forme d’arte, live e on-demand, al via dal 31 maggio, che ospiterà anche altri progetti) – e registrato al Teatro dell’Opera di Roma – In Questa Storia che è la mia. Una sorta di messa in scena quasi cinematografica del suo ultimo album di inediti, che porta lo stesso titolo (e che ha avuto più di 4 milioni di streaming) “e che mi ha regalato grande soddisfazione, mi ha ridato l’energia degli inizi. Questo lavoro la sua traccia la sta lasciando e la lascerà”. Un’opera-concerto pop-rock-sinfonico-contemporanea, con la direzione artistica di Giuliano Peparini, che da tempo collabora con Baglioni, e la regia di Luigi Antonini. E che vede coinvolti orchestra, coro e corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma: 188 tra musicisti, coristi, cantanti, ballerini, performer, che occupano e animano ogni spazio della struttura, per una esperienza immersiva dello spettatore che ha a disposizione più punti di vista.
Lo spettacolo – della durata di 90 minuti – si apre con un monologo scritto da Claudio Baglioni e interpretato da Pierfrancesco Favino e con un preludio danzato affidato all’étoile Eleonora Abbagnato. Punteggiano il racconto anche i contributi solistici, tra gli altri, di Danilo Rea e di Giovanni Baglioni (figlio del cantautore), che esegue la suite finale dell’album. Protagonista, oltre all’amore, “è il tempo, più forte dell’amore stesso. Il medico che sana ogni ferita. Non si può batterlo, ma noi musicisti abbiamo la fortuna di poterci giocarci”.
Non è la prima volta che Baglioni – che a causa della pandemia ha rimandato all’anno prossimo le date dal vivo di “Dodici Note” a Caracalla, Taormina e Verona – mescola musica e arti diverse. “Questo Piccolo Grande Amore fu presentato sotto forma di film musicale – racconta, al Cinema Adriano a Roma, in una delle prime presentazioni di nuovo in presenza -. Anche E tu era all’inizio una commedia musicale. Non nascondo che da allora, cioè da una cinquantina di anni, penso all’idea di un musical. Non la abbandona perché bisogna sempre avere qualcosa cui pensare, qualcosa da fare da grandi”. Quel qualcosa da fare è anche la tv, con cui negli ultimi anni si è riappacificato – prima Anima Mia poi il festival di Sanremo -, a differenza dei primi anni di carriera in cui la evitava. “Ho voglia di tornare, perché mi sono affezionato, ci ho preso gusto. E siccome non ho tutta la vita davanti è bene che mi affretti”, auspica Baglioni.
Una sua presenza già in questa stagione era stata annunciata prima da Rai1 e poi da Mediaset, senza che però si sia poi concretizzata. “Con Rai1 c’è un’idea da mesi che coinvolge anche Piefrancesco Favino, mentre con Mediaset ci sono stati dei contatti per uno show sui miei 70 anni. Tutto in sospeso”.
Intanto il cantautore si porta avanti e si autocandida, tra il serio e il faceto, per organizzare l’Eurovision Song Contest – che torna in Italia in virtù della vittoria dei Maneskin: “Mi piacerebbe poterlo organizzare con Giuliano Peparini. Abbiamo esperienza e ne abbiamo già combinate diverse, anche sul palco dell’Ariston. Noi ci proponiamo, al massimo ci risponderanno di no”.
In questa storia che è la mia sarà disponibile su ITsART per sei mesi, poi potrebbe continuare a vivere in altre forme. “Ci stiamo pensando – dice Fernando Salzano di Friends & Partner che con Fenix Entertainment produce l’opera – perché è un progetto che non può esaurirsi così. In ballo c’è anche un passaggio al festival di Venezia, oltre a portarlo nei cinema e in tv”. Ansa