Quando si versa del denaro sul proprio conto corrente, nel caso in cui questo non sia comunicato al Fisco attraverso la dichiarazione dei redditi o non venga dimostrato che tale somma sia stata già tassata alla fonte o sia esente da tasse, si può incorrere nel rischio di vedere considerare tale introito come reddito in nero.
I controlli non dipendono dall’importo
Le verifiche dei movimenti bancari possono essere effettuate dall’ufficiale delle imposte semplicemente accedendo al “Registro dei rapporti finanziari”, database in cui le banche inseriscono, aggiornandolo annualmente, ogni operazione in entrata ed in uscita dai conti correnti dei propri clienti, dalle più piccole alle più consistenti. Ecco perché non esiste prova di un limite al di sotto del quale non scattino i controlli fiscali, per effettuare i quali non è peraltro necessario fornire una comunicazione preventiva al contribuente: quest’ultimo, infatti, riceverà unicamente l’avviso di accertamento, senza avere quindi la possibilità di giustificare la propria posizione prima dell’avvio dell’indagine.
Versamento di denaro in banca
Pur non essendoci un tetto massimo di contanti che si possono versare sul conto corrente, è bene tener presenti due aspetti. Innanzi tutto il fatto che movimentazioni al di sopra dei 10mila euro fanno scattare dei controlli antiriciclaggio: gli istituti bancari, quindi, sono tenuti in questi casi ad inviare immediata comunicazione all’Unità di informazione finanziaria (Uif) la quale, in caso di sospetti conclamati, dovrà a sua volta informare la Procura della Repubblica per far scattare specifiche indagini su eventuali illeciti.
Altro elemento importante da tenere in considerazione, stavolta ai fini fiscali, è il fatto che il contribuente deve essere sempre in grado di giustificare la provenienza delle somme versate sul proprio conto corrente, ovvero di produrre documenti che accertino il fatto che si tratta di denaro non tassabile (derivante da mance, donazioni, risarcimenti, vendite di beni usati) o già tassato alla fonte (vincite al gioco). Senza tali prove, l’Agenzia delle Entrate può legittimamente sospettare che si tratti di evasione fiscale: si arriverà così alla tassazione di tali introiti ed alle conseguenti sanzioni.
Conclusioni
Pur non essendoci alcuna norma che stabilisca un limite al di sopra del quale scattino i controlli del Fisco, è poco probabile che ciò accada con piccoli importi. Dipende da come decidono di operare le varie sedi dell’Agenzia delle Entrate, che ricevono delle gratifiche (una sorta di premio-risultato) a seconda dell’entità dell’evasione accertata. Ecco perché, a meno che non si tratti di operazioni spesso reiterate nel tempo, i versamenti o bonifici di poche centinaia di euro hanno meno probabilità di finire sotto la lente d’ingrandimento del Fisco rispetto a quelli contraddistinti da cifre più consistenti. Federico Garau per IlGiornale