È toccato al porto di OIbia testare per primo il nuovo sistema di controlli sanitari per chi arriva in Sardegna, istituito dall’ordinanza firmata alcuni giorni fa dal governatore Christian Solinas con l’obiettivo di preservare l’isola dalla diffusione del contagio da Covid-19 e mantenere lo status di zona bianca. Tra le 6.30 e le 7.30 di stamattina hanno attraccato tre navi, due provenienti da Livorno e una da Civitavecchia, con a bordo complessivamente circa 600 persone. Ad accoglierli alla stazione marittima due postazioni e gli operatori di Ats, Capitaneria di porto e protezione civile, oltre alle forze dell’ordine.
Tra i viaggiatori ci sono soprattutto lavoratori, anche per effetto del divieto di spostarsi tra le Regioni, senza una reale necessità autorizzata, confermato anche nell’ultimo Dpcm da Draghi. Tra chi arriva per la prima volta in Sardegna e chi la frequenta abitualmente, la valutazione della scelta fatta dalla Regione per rendere obbligatori i test o il certificato di negatività o vaccinale per l’ingresso nell’Isola è positiva. “Se è fatto bene, il controllo non è un problema, almeno siamo tranquilli”, dice un signore mentre attende di fare il tampone. “L’avessero fatto quest’estate sarebbe stato più intelligente – commenta – ma hanno fatto uno schifo assurdo”. Un altro professionista che arriva dall’Isola d’Elba approva. “Il sistema è giusto, da qualche parte dobbiamo ricominciare e la stagione turistica sta arrivando”, afferma. Anche se “un po’ più di preavviso mi avrebbe consentito di fare il tampone prima di imbarcarmi, invece ho ricevuto un messaggio dalla compagnia solo sabato pomeriggio”, lamenta. Dopo un’ora di fila però un libero professionista sbotta, e non è il solo. “Sono stato da poco in Sicilia, dopo 15 minuti dallo sbarco a bordo dell’auto ho fatto il tampone, ho atteso un’altra mezz’ora per l’esito, senza scendere dal mezzo, e sono andato via senza incorrere in assembramenti – dice – così invece è disorganizzazione allo stato puro, si creano file e disagi, Solinas guardi a cosa hanno fatto altrove, come in Sicilia”.
Complessivamente le operazioni dei controlli e dei test per gli arrivi in Sardegna non hanno subito gravi ritardi o disagi tali da dover ritenere che il sistema non sia funzionale. “Sono arrivate 300 persone con la prima nave e 120 con la seconda”, riferisce all’ANSA Maurizio Marcias della cabina di regia dell’Ats per la gestione dello screening. “Sono operativi 3 team vaccinali, uno per l’accettazione amministrativa e due composti da infermieri tamponatori e medici che diagnosticano i test rapidi – prosegue – Sarà così anche all’aeroporto di Olbia”, aggiunge Marcias prima di spiegare che “lo screening è una delle leve di intervento strategiche che ci ha permesso di arrivare alla zona bianca, la campagna condotta tra Ogliastra, Nuorese, Medio Campidano e Cagliari ha consentito di far crollare l’Rt, ora dobbiamo conservare questa condizione”. Per il comandante della Capitaneria di porto di Olbia e direttore marittimo per tutto il Nord Sardegna, Giovanni Canu, “la prima impressione è positiva, il sistema funzione e pian piano sta andando a regime”. Alle operazioni mattutine ha assistito anche Franco Logias, commissario straordinario dell’Assl di Olbia. “È emerso un problema legato ai tempi stretti degli autotrasportatori e si è creata una corsia preferenziale – afferma – mentre è buon il dato secondo cui almeno il 40% delle persone arrivata oggi è già vaccinato o ha fatto il tampone a ridosso della partenza, così da poter lasciare il porto senza ingrossare la fila ai controlli”. Anzi, sottolinea Logias, “è opportuno spingere in questa direzione, è fondamentale per favorire il sistema che la gente faccia il tampone prima di partire, entro 48 ore dalla partenza”. Arrivi protetti e vaccini, è la parola d’ordine della Protezione civile regionale. L’ha ribadito oggi dall’Isola Bianca anche Alberto Bozzi, ingegnere, della direzione regionale della Protezione civile sarda. “Da domani saremo impegnati nella vaccinazione degli over 80, i nostri volontari stanno battendo i paesi di casa in casa per portare i moduli e agevolare le operazioni, è uno sforzo veramente notevole ma fondamentale per mantenere lo status di zona bianca”. Ansa