Confermata la ripresa delle scuole elementari e medie dal 7 gennaio. Per le superiori, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono per riaprirle il 31 gennaio. Si accende la polemica tra M5s e alcune regioni. “Continuare a tergiversare sulla data di riapertura degli istituti scolastici, procrastinando il rientro dei nostri studenti, come stanno facendo molti presidenti di Regione, dopo accordi ben precisi sui tracciamenti e sul TPL assunti a dicembre non è più accettabile.
Lo scorso 23 dicembre sono stati presi degli accordi tra il governo e le regioni, messi nero su bianco, che devono essere rispettati”. Così gli esponenti del MoVimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato. “A maggior ragione – ragionano i senatori M5S – per il fatto che i dati dell’Istituto Superiore di Sanità ci dicono che frequentare gli ambienti scolastici non rappresenta un amplificatore dei contagi, e che se si seguono regole rigorose come da mesi la comunità scolastica sta facendo, la riapertura non solo è possibile ma è doverosa. Anche dal coordinamento effettuato dal ministro Lamorgese con la rete delle prefetture emerso un SI alla riapertura, sulla base di modelli organizzativi condivisi. D’altronde le regioni hanno ricevuto ulteriori 150 milioni di euro, che si aggiungono agli oltre 300 già ricevuti in estate, per quelle che sono le esigenze del trasporto pubblico locale in relazione alle scuole. A questo punto ciascuno si assuma le proprie responsabilità. I presidenti di regione dicano chiaramente ai loro elettori cosa hanno fatto fino ad oggi per garantire agli studenti del proprio territorio il diritto costituzionale allo studio e all’istruzione. La didattica a distanza e la didattica integrata possono accompagnare quella in presenza, ma non più sostituirla. Non si perda altro tempo: la scuola deve riaprire e ulteriori ritardi e slittamenti per l’incapacità di qualcuno non sono più ammissibili”, concludono gli esponenti del MoVimento 5 Stelle in commissione istruzione al Senato.
In Veneto prosegue la chiusura delle scuole superiori fino al 31 gennaio. Lo ha annunciato ai giornalisti il presidente regionale Luca Zaia, che ha firmato un’ordinanza in questo senso. “Non ci sembra prudente – ha aggiunto Zaia – in una situazione epidemiologica in Italia riaprire le scuole. Questo è ciò che dobbiamo fare per il bene della comunità oggi”.
Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, “ha immaginato un’ordinanza che sposti dopo il 31 gennaio il rientro in classe dei ragazzi delle secondarie di secondo grado”. Lo ha annunciato l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen. “Ovviamente – ha aggiunto – ci sono possibilità di intervenire da qui al 31 gennaio, a seconda di come la curva epidemiologica si modificherà nelle prossime settimane”.
“La Valle d’Aosta è pronta ad aprire le scuole superiori il 7 gennaio, la decisione di un rinvio sarebbe molto grave”. Lo dichiara all’ANSA Luciano Caveri, assessore all’istruzione della regione alpina. “Noi abbiamo le condizioni di sicurezza per poterlo fare – spiega – se altre Regioni ritengono di non essere in grado di aprire possono stabilire il rinvio autonomamente con proprie ordinanze; ma se Roma decidesse diversamente per tutti saremmo difronte a un fatto compiuto che ci preoccuperebbe moltissimo”.
Le scuole in Campania, invece, riapriranno lunedì 11 gennaio quando potranno tornare in classe gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, esattamente com’era prima della chiusura per la pausa natalizia. E’ il frutto della riunione dell’Unità di Crisi della Regione che ha valutato i dati epidemiologici in relazione alla possibilità di un ritorno in presenza; ci sarà un’ordinanza entro domani. A partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico generale, la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria e dal 25 gennaio, per la secondaria di primo e secondo grado.
La questione non è riaprire le scuole ma verificare se ci sono le condizioni per poi mantenere questa decisione. Lo ha detto il segretario del Comitato tecnico scientifico, Fabio Ciciliano, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei. “La cosa più importante – ha sottolineato Ciciliano – non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane. È una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando”. Anche per l’Iss nella scuola il contagio è basso. Nel periodo 31 agosto-27 dicembre 2020 sono stati rilevati 3.173 focolai in ambito scolastico, pari al 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale.
La Cgil chiede la convocazione di un tavolo nazionale. “La salute del personale e degli studenti deve essere tutelata. Chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo nazionale”, prima del 7 gennaio, “per monitorare la situazione e valutare i provvedimenti necessari”. È quanto si legge in una nota congiunta di Cgil nazionale e Flc-Cgil sulla riapertura delle scuole, in cui si sottolinea che “da sempre chiediamo la riapertura in presenza, con le necessarie tutele in materia di salute e sicurezza”. “Attualmente – prosegue la nota – siamo di fronte a contesti e realtà fortemente differenziate, non solo tra territorio e territorio, ma anche tra scuola e scuola, ecco perché sono necessari monitoraggi e strumenti flessibili finalizzati a fornire le giuste risposte alla varietà delle situazioni, valorizzando l’autonomia delle istituzioni scolastiche e fornendo le risorse necessarie”. Cgil e Flc chiedono dunque che ci siano “le risposte più adeguate, anche in termini di tempistica, ai fini della necessaria riapertura. La scuola – rimarcano – potrà riaprire solo se le condizioni di sicurezza saranno garantite”.
La Uil “considera sbagliata la riapertura delle scuole a partire dal prossimo 7 gennaio”: lo dice il segretario generale Pierpaolo Bombardieri. “I dati epidemiologici ancora fortemente preoccupanti e le imminenti decisioni del Governo, che sembrano volte a proseguire nella linea delle restrizioni anti Covid, richiedono scelte coerenti anche sul fronte delle scuole”, prosegue sostenendo che “non esistono ancora le complessive condizioni organizzative per riavviare in sicurezza la didattica in presenza”. “Non vorremmo che, ora, prevalesse una posizione ideologica” e dunque, continua, “sarebbe bene attendere qualche altra settimana”.
Intanto il Tar chiede al governo una “relazione” per chiarire le evidenze scientifiche che hanno spinto a imporre l’uso della mascherina in orario scolastico per bimbi fra i 6 e gli 11 anni. Ansa