Paternò, Coronavirus al call center. Parla il vicesindaco Mannino

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL VICESINDACO DI PATERNO’ IGNAZIO MANNINO

Non posso e non voglio sottrarmi al doveroso diritto e opportuno dovere, da lavoratore prima e da istituzione dopo, di delineare in maniera quanto più possibile razionale, quanto sia stato fatto in termine di procedure e protocolli per garantire la sicurezza e salute dei lavoratori all’interno del Call Center -Lombardia Contact che oggi è impegnato, con i propri dipendenti, in prima linea con l’offerta di assistenza primaria ed essenziale in merito all’Emergenza Coronavirus ed alcune misure economiche ad essa legate.

Personalmente sento il peso del momento storico che stiamo subendo, tanto in città, quanto in azienda ed umanamente in quanto amico del collega contagiato, sento la necessità di accertarmi quotidianamente dello stato di salute suo e dei suoi cari così come faccio per altri concittadini che purtroppo vivono in maniera diretta l’incubo della malattia, nello stesso tempo da istituzione trovo “positivo” il fatto che si sia giustamente sollevato un coro solidale a tutela dei lavorari da tutte le parti politiche e sindacali.

Considererei corretto quanto espresso a gran voce da politici e comuni cittadini, i quali giustamente ritengono che l’azienda debba necessariamente attivare lo smart working per tutti i dipendenti ed i servizi gestiti ma tale processo si scontra con le tecnologie del sistema informatizzato “fisso” in sede e stratificato in uso dal Call Center Lombardia Contact di proprietà del Cliente “Area SPA” di regione Lombardia. L’esternalizzazione comporterebbe la riproduzione in un ambiente esterno (cloud) di una complessa architettura hardware che risulta composta dai molteplici canali telefonici che supportano flussi importanti e numerosi applicativi informatici che rendono la realizzazione del lavoro agile non immediato e sottoposto ad una macchinosa implementazione che l’azienda ha già da tempo avviato permettendo oggi a quasi 100 operatori di attuare il lavoro agile contro gli appena 70 che risultano presenti nella sede di Paternò a seguito dell’adozione delle direttive dei DPCM in merito alle misure anticontagio e in seguito al caso positivo.

Entrando nel merito della gestione in termini di protocollo ed azioni intraprese dall’azienda a seguito della positività del tampone di uno dei dipendenti, posso dire con estrema certezza e cognizione di causa che sono state seguite le direttive condivise con il dipartimento Asp “sorveglianza Covid-19” e ampliate le misure di sicurezza in maniera precauzionale come voluto dalla direzione dell’aziendale.
Nello specifico, sono 9 i lavoratori sottoposti a quarantena obbligatoria da parte dell’Asp su segnalazione dell’azienda e circa 100 i lavoratori che pur non avendo avuto contatti diretti sono posti in Cassa integrazione e invitati a relazionarsi con il medico di base per procedere con l’isolamento fiduciario e precauzionale.

Riguardo alle misure preventive è stato fatto un ulteriore passo in avanti, mettendo in campo una collaborazione attiva ed un canale di comunicazione immediato con l’asp “Sorveglianza Covid-19” che permette di monitorare in tempo reale i lavoratori del Call Center e le eventuali richieste di tampone. Ritengo che questa sia la soluzione più razionale nonchè l’unica percorribile, in quanto risulta assolutamente impossibile sottoporre tutti i lavoratori al tampone per le problematiche deficitarie del sistema sanitario regionale che ad oggi non possiede un numero adeguato di tamponi non riuscendo di fatto a soddisfare neanche le esigenze del personale medico e infermieristico.

È stata inoltre disposta in tempi brevi la sanificazione degli ambienti del call center, attualmente posti in sicurezza con una significativa riduzione del personale in sede e con l’attuazione di tutte le necessarie misure anticontagio.

Pertanto ritengo che le istituzioni locali abbiano l’obbligo di proporre e disporre le soluzioni realmente percorribili e non ipotesi prive di alcuna fattività. Bisogna oggi mantenere il difficile equilibrio tra la necessità di contenere il virus e l’esigenza di avviare azioni rivolte alla salvaguardia economica, al mantenimento e risanamento di un tessuto economico e sociale che altrimenti trasformerebbe definitivamente la pandemia sanitaria in un collasso per la nostra economia.