Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato formalmente incriminato per corruzione, frode e abuso di fiducia. L’annuncio è stato fatto dal procuratore generale di Israele, Avichai Mandelblit, che ha preso in esame tre diversi casi (4000, 2000 e 1000). Questo annuncio è estremamente importante per il futuro di Israele in quanto arriva il giorno dopo l’ammissione da parte di Benny Gantz, suo diretto sfidante alle scorse elezioni, di non riuscire a formare un governo. Lo Stato ebraico, molto probabilmente, andrà quindi alle urne per la terza volta di fila (marzo 2020). Una cosa mai successa nella storia del Paese. Come del resto non era mai accaduto che un premier venisse incriminato. Ma così è. Il Paese si trova infatti a un punto di non ritorno, come del resto testimonia anche l’ascesa di Blu e Bianco, il partito di Gantz appunto, che è riuscito a mettere in crisi il decennio di Netanyahu, che oggi si trova a vivere il suo giorno più buio.
Per cosa è stato incriminato Netanyahu
Caso 4000: è quello più grave e riguarda un presunto caso di corruzione che vedrebbe come protagonisti Bibi e Shaul Elovich, un importante uomo d’affari che, come riporta Haaretz, “controllava la società di telecomunicazioni Bezeq e il sito di Walla News“. Secondo l’accusa, Netanyahu avrebbe compiuto delle irregolarità per favorire il magnate e fargli guadagnare circa 500 milioni di dollari. Ma non solo: Bibi e sua moglie Sara avrebbero fatto pressioni sul sito di Elovich per ottenere vantaggi personali o per avviare campagne stampa contro i loro avversari. Per gli avvocati di Netanyahu, però, non ci sarebbero irregolarità in quanto il presunto accordo tra i due non prevedeva alcuna tangente.
Caso 2000: riguarda gli incontri tra Bibi e Arnon Mozes, editore del quotidiano Yedioth Ahronoth. I due avrebbero siglato un accordo che, secondo quanto riporta Haaretz, “prevedeva che Netanyahu avrebbe tentato di limitare la circolazione del quotidiano rivale Israel Hayom, e in cambio Mozes avrebbe offerto una copertura favorevole a Netanyahu”. Anche in questo caso, secondo gli avvocati del premier, non ci sarebbero prove in grado di sostenere le ragioni dell’accusa.
Caso 1000: è quello meno grave e riguarda i doni che Netanyahu avrebbe ricevuto da Arnon Milchan – magnate di Hollywood – e dal miliardario James Packer. Secondo l’accusa Bibi avrebbe ricevuto sigari e champagne dai due. Secondo il procuratore generale, questi presenti avrebbero messo Netanyahu in un chiaro conflitto di interessenti, sfruttando la propria carica per ottenere dei benefici. Lo stesso avrebbero fatto anche i familiari del premier. La difesa di Bibi sostiene che “è permesso ricevere regali dagli amici”. Ora il premier ha 30 giorni di tempo per chiedere l’immunità parlare alla Knesset. Ma la strada è tutta in salità. E c’è già chi all’interno del suo partito – il Likud – è già pronto a farlo fuori. IlGiornale