di Alessandro Sallusti
Il presidente Conte ha scritto ieri una lunga e mielosa lettera, via Corriere della Sera, ai cittadini del Nord per convincerli a fare i bravi nel caso, molto probabile, che la tanto attesa riforma dell’autonomia chiesta da Lombardia e Veneto si rivelasse una scatola vuota.
L’appello del premier è già stato rispedito al mittente dai due governatori, Zaia e Fontana, che hanno ribadito di non avere nessuna intenzione di accettare compromessi al ribasso rispetto al testo originale. Testo che i Cinque Stelle a trazione meridionalista vedono come il fumo negli occhi perché temono che l’autonomia aumenti ancora di più il divario tra Nord e Sud: non dividiamo i cittadini – sostengono i grillini – tra quelli di serie A con accesso rapido a servizi pubblici efficienti e quelli di serie B inchiodati ai disservizi e alle incapacità dei loro amministratori.
È vero, e ovvio, che la Costituzione garantisce uguaglianza di diritti a tutti gli italiani. Ma non è che siccome esistono – purtroppo – gli zoppi, dobbiamo tutti zoppicare, altrimenti creiamo discriminazione e ingiustizia. Il livellamento degli standard verso il basso per «garantire tutti» è uno dei grandi inganni del socialismo. Celebre, in tal senso, la battuta di Winston Churchill: «Il vizio del capitalismo è la divisione ineguale dei beni, la virtù del socialismo è l’eguale condivisione della miseria».
Se una parte del Paese si sente in grado di accelerare su migliori scuole, ospedali più efficienti e una tutela ambientale più attenta ed efficiente senza gravare sulla fiscalità nazionale, perché negarglielo? Se poi questo è stato chiesto a gran voce, tramite un regolare referendum, da milioni di cittadini, perché non ascoltarli?
Zaia e Fontana non sono due pazzi squinternati e neppure sprovveduti: entrambi hanno dimostrato di saper governare bene, con giudizio e nel pieno rispetto dell’unità nazionale. Trattarli, come sta facendo Conte, come scolaretti indisciplinati, ignoranti e sbruffoni è un grave errore politico oltre che una offesa a tutto il Nord. Il premier meglio farebbe a cercare di far crescere il Sud, invece di frenare il Nord. Se non ne ha le capacità, se i suoi ministri non sono all’altezza, passi la mano. O faccia uno stage di qualche mese in Lombardia e in Veneto per imparare come si governano le comunità che le urne, o la sorte come nel suo caso, ti affidano. IlGiornale