Giorno di terrore in Nuova Zelanda. Quando sono le tre del mattino in Italia, arriva la drammatica notizia di spari in due moschee di Christchurch, la più grande città dell’Isola del Sud.
Il primo attacco si è verificato nella moschea di Al Noor, dove c’erano almeno 300 persone raccolte nella preghiera del venerdì. Poco dopo il secondo assalto alla moschea di Masjid nel sobborgo di Linwood. A sparare sarebbe stato Brenton Tarrant, australiano bianco di 28 anni, che ha ripreso la strage e l’ha postata in diretta su Facebook. Almeno 49 i morti, e oltre 20 i feriti in quello che la premier neozelandese Jacinda Ardern ha definito «un atto di violenza senza precedenti» e «uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda».
La polizia ha esortato gli abitanti a restare al chiuso mentre partiva la gigantesca caccia all’uomo. In quattro sono finiti in manette, tra loro una donna. Ma se le prime ricostruzioni parlavano di quattro assalitori in azione nelle due moschee, l’attenzione si è poi concentrata soltanto su uno degli arrestati: Brenton Tarrant.
La rivendicazione
Sarebbe lui l’autore di un manifesto di 28 pagine postato sul web per rivendicare la strage, definendola «un attacco terroristico». L’attentatore ha anche precisato di non essere membro di nessuna organizzazione, ma di aver fatto donazioni e interagito con molti gruppi nazionalisti, sebbene abbia agito da solo e nessun gruppo abbia ordinato l’attacco. Ha aggiunto di aver scelto la Nuova Zelanda a causa della sua posizione, per dimostrare che anche le parti più remote del mondo non sono esenti da «immigrazione di massa».
Tra i suoi idoli, l’italiano Luca Traini
L’attentatore cita tra gli uomini a cui si è ispirato per compiere la strage anche l’italiano Luca Traini, l’uomo che ha sparato all’impazzata dalla sua auto per le strade di Macerata contro immigrati africani. Il nome di Traini compare tra quelli scritti sui caricatori delle armi automatiche usate dai killer di Christchurch, accanto a quelli di altri assalitori bianchi responsabili di uccisioni di stranieri come Alexandre Bissonette che nel 2017 uccise sei persone in una moschea di Quebec City e Sebastiano Venier, generale veneziano eroe della battaglia di Lepanto contro i Turchi nel XVI secolo.
Il video
Una delle sparatorie è avvenuta nella moschea di Al Noor, dove c’era anche la squadra di cricket del Bangladesh. Il coach della squadra, Mario Villavarayen, ha fatto sapere che i giocatori stanno bene. Un testimone afferma che un uomo armato vestito di nero è entrato nella moschea Masjid Al Noor e ha fatto fuoco: «Ho visto persone morte ovunque».
La dinamica
L’assalitore sarebbe quindi fuggito prima dell’arrivo dei servizi d’emergenza. Un video pubblicato da un giornalista freelance americano, Nick Monroe, mostrava le sequenze drammatiche delle sparatorie riprese da una telecamera incastonata sul sulla testa dell’assalitore. Twitter lo ha rimosso per le immagini violente che conteneva.
Il video mostra 17 minuti di terrore: inizia con l’attentatore che guida verso la moschea di Al Noor in Deans Ave. La sua station wagon beige contiene un carico di armi e munizioni sul sedile accanto a quello di guida e taniche di benzina dietro. Poi si vede l’assalitore dirigersi verso la moschea, aprire il portone e aprire il fuoco. Resta dentro per 3 minuti, poi torna in auto per rifornirsi di munizioni, torna nella moschea e apre ancora il fuoco. Il video si chiude con l’uomo che fugge via in auto a tutta velocità.
Corrieredellasera