Europa, al siciliano Giovanni La Via la commissione Ambiente

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giovanni-la-via1Schiaffo delle «larghe intese» al Movimento 5 Stelle nel Parlamento europeo. La grande coalizione popolarisocialisti- liberali ieri ha bocciato tutte le candidature dei pentastellati per le cariche nelle Commissioni parlamentari. Un blocco sistematico contro gli euroscettici del gruppo Efdd guidato da Nigel Farage e di cui fanno parte i grillini, che fa da prova generale per la nomina di Jean-Claude Juncker, che da oggi a giovedì presenterà il suo programma a tutti i gruppi parlamentari a cominciare dai socialisti. Nel pomeriggio delle riunioni costitutive delle Commissioni, per gli euroscettici viene ignorato il “metodo D’Hondt” che da sempre regola la proporzionalità nell’Eurocamera. E viene così bocciato anche il tedesco Bernd Lucke, eletto di “Alternativa per la Germania” e perciò “nemico” della Merkel. Candidato alla vicepresidenza della influente commissione Econ (dove il “dem” Roberto Gualtieri è eletto presidente per acclamazione), Lucke è respinto per 30-21.

«Non diamo spazio a chi vuole distruggere l’euro» spiega la liberale Sylvie Goulard. Del blocco europeista, in casa M5S fanno le spese Eleonora Evi, candidata alla presidenza della Commissione Petizioni, ed i colleghi in lizza per quattro vicepresidenze: Marco Affronte (Pesca), Dario Tamburrano (Industria e ricerca), Giulia Moi (Agricoltura) e Marco Zanni (Bilancio). Bocciati anche gli altri due candidati dello Efdd. Ed esplode l’ira di Nigel Farage. «I fanatici federalisti sono una vergogna» dice il leader dell’Ukip ed aggiunge, attaccando la grande coalizione europeista: «Hanno mostrato il loro vero volto di anti-democratici. Odiano il controllo democratico e l’opposizione e perciò odiano il gruppo Efdd con una passione che, suppongo, ci dovrebbe rendere orgogliosi di questo odio». Indignato il commento del gruppo europarlamentare pentastellato. «Si è consumato l’omicidio della democrazia » scrivono in una nota, denunciando che «il cordone sanitario messo in atto dalle larghe intese continentali ha ucciso ogni prassi istituzionale». Mentre il capogruppo, Ignazio Corrao, fa amara ironia: «Vanno rispediti alle elementari, a studiare la differenza tra democrazia e oligarchia. Parlano di democrazia, ma utilizzano la tecnica dell’oligarchia. Quando escludi degli eletti dalle istituzioni dalla possibilità di partecipare alle decisioni, vuol dire che sei veramente un autoritario, nazista probabilmente ». Ed aggiunge: «C’è più democrazia in Italia, dove Pd e Pdl non ci hanno fatti fuori così».

Nella Commissione Petizioni a soffiare il posto a Eleonora Evi, è la liberale svedese Cecilia Wikstroem: 23-8 il risultato, voluto dal blocco Ppe-S&D-Alde. Il gruppo Efdd poi ripropone la candidatura della Evi anche per uno dei quattro posti di vicepresidente: sempre 20 i “no” a fronte di 11 sì e di un astenuto. Esponenti dei Verdi e dei Conservatori criticano apertamente in aula il blocco, ma nulla da fare. Così delle 22 presidenze di Commissione, tre sono italiane: due in quota socialista, una per il Ppe. Otto vanno ai popolari (con la Esteri al tedesco Brok, l’Ambiente a Giovanni La Via e l’Industria e ricerca al polacco Bzek), sette ai socialisti (oltre a Gualtieri alla Econ, Silvia Costa alla Cultura ed il tedesco Lange al Commercio internazionale), tre ai liberali, due ai conservatori eurocritici dell’Ecr, una ai Verdi (Trasporti) e una alla Sinistra unitaria (Lavoro).

La Sicilia

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