“Sono stata espulsa da un Movimento 5 Stelle avvelenato dal potere”. È la denuncia di Cristina Grancio, consigliera in Campidoglio e (ormai ex) portavoce grillina che è stata prima sospesa, poi riammessa e infine cacciata dal gruppo. Lo racconta lei stessa in un lungo post sulla sua pagina Facebook in cui ricapitola “la storia di pagina politica romana” che la vede al centro dell’ennesima bega interna ai Cinque Stelle, stavolta a causa dello stadio della Roma.
Una storia che – dice – “ci racconta due cose”: “La prima è che il M5S deve ancora imparare tutto in tema di democrazia e rispetto per le persone che manifestano correttamente idee anche diverse, ma collaborative”, spiega, “La seconda cosa vale per me e ne sono fiera: ho sempre tenuto la schiena dritta e ho mantenuto fede alle promesse e ai patti con i cittadini romani. Ora proseguo il mio compito del Gruppo Misto“.
La Grancio è stata eletta nel 2016 e poi nominata vicepresidente della commissione Urbanistica. “Difendo la posizione presa in campagna elettorale: stadio sì, ma non a Tor di Valle, coerente col programma di urbanistica”, spiega ancora, “Nella commissione urbanistica che esprimeva parere positivo per la realizzazione dello stadio a Tor di Valle, esprimo perplessità sulla proprietà dei terreni ed altro ancora, e non partecipo alla votazione in commissione e in consiglio, proprio per non assumere una posizione politica contraria al mio gruppo. Per questa mia posizione di suggerimento alla prudenza e all’approfondimento dei fatti, immediatamente dopo la riunione in Commissione vengo sospesa“.
A quel punto la consigliera si è rivolta al tribunale che a ottobre 2017 costringe il M5S a ritirare la sospensione. “In realtà e di fatto non solo non vengo più reinserita”, racconta ancora lei, “Anzi si aggravano la volontà e i comportamenti del gruppo per emarginarmi e impedirmi qualsiasi confronto. Totale preclusione anche al mio lavoro di competenza. Un esempio: non viene mai presa in considerazione la mia articolata proposta di presentazione di delibera consiliare, che ha come tematica la “problematica del condono edilizio”.
La bega continua con il nuovo statuto che prevede un giro di vite contro chi ha avuto contenziosi con il movimento e con un nuovo voto contrario – a febbraio 2018 – contro la proroga di una convenzione urbanistica “perché ritenevo e ritengo che ci siano le condizioni per poter rispettare il programma di urbanistica del Movimento 5 Stelle”. Fino all’epilogo: “12 Aprile 2018. Esclusione della consigliera Cristina Grancio da Gruppo Capitolino M5S”, conclude. IlGiornale