Ha utilizzato il denaro destinato all’accoglienza per i migranti, per acquistare tre immobili. È questa l’accusa, secondo quanto riportato da Il Giornale, con la quale la procura di Asti ha indagato don Vittorio Bazzoni, 75 anni, parroco salesiano di Piea d’Asti, un paese di 600 abitanti noto per il suo castello. Inoltre il procuratore, Alberto Perduca, ha disposto il sequestro dei tre immobili che, secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza e dai poliziotti della squadra mobile astigiana, sarebbero stati acquistati dal sacerdote distraendo i finanziamenti che aveva ricevuto dalla prefettura per i progetti d’accoglienza. Nel decreto di sequestro si parla di appropriazione indebita e riciclaggio.
L’inchiesta è coperta da uno stretto riserbo, quello che trapela è che gli investigatori della Mobile e del nucleo di polizia tributaria sono arrivati a don Bazzoni dopo un monitoraggio della comunità pakistana, di fede islamica, che vive nell’Astigiano. Sono stati ricostruiti contatti e frequentazioni. Le operazioni, data l’estrema delicatezza del caso, sono state compiute con la costante supervisione del questore Filippo Di Francesco e del comandante provinciale della Finanza, colonnello Fabio Canziani. Poliziotti e finanzieri hanno tenuto sotto stretto controllo le due piccole case di accoglienza, delle quali si occupava il sacerdote, nei comuni di Cunico e Piea, fino ad arrivare all’ipotesi che nelle strutture vivessero meno immigrati dei circa trenta indicati nei vari contratti stipulati tra il 2014 e il 2017 tra la prefettura e don Bazzoni. Il parroco, se confermata questa ipotesi, avrebbe così ottenuto un guadagno illecito di alcune decine di migliaia di euro, visto che la prefettura paga 35 euro al giorno per ogni migrante.