Ma, porte scorrevoli a parte, Crocetta esce e Musumeci entra ed avvia gli incontri che dovranno portare alla genesi del suo governo. Mentre lo staff del presidente segna nell’agenda il giorno e l’ora più attesa: sabato prossimo, alle 9,30, Corte d’appello di Palermo, cerimonia di proclamazione del presidente della Regione siciliana. Alle 11, poi, il suo insediamento. «Con una cerimonia sobria – dice Musumeci – così come è giusto e così come impone il drammatico momento che stiamo vivendo».
Con quali idee e quali giochi fatti e da fare arriverà Musumeci alla sua proclamazione? L’idea di evitare mega riunioni di maggioranza e dare vita a consultazioni bilaterali con i partiti della coalizione, dovrebbe consentire al governatore di gestire con toni e dinamiche più sereni questa fase di costruzione. Probabilmente la verità sta anche nel fatto che Musumeci vuole testare i partner, capire che cosa chiedono, valutare e poi, nella fase 2, incrociare dati, analisi, richieste.
La costruzione della giunta è il primo vero banco di prova in cui Nello Musumeci deve dimostrare agli elettori quanto la sua candidatura fosse sua e quanto fosse concreta e fosse di prospettiva a prescindere dalle idee e dai modus operandi di chi avrebbe deciso di seguirlo. La storia dei candidati impresentabili il presidente l’ha elegantemente superata: «Noi siamo andati dritti per la nostra strada – ripetono dallo staff di #DiventeràBellissima – e il percorso è tanto più obbligato adesso che si mette in piedi il governo della regione».
Ma Musumeci è tranquillo e tranquillità intorno a lui registra. «Ho sentito e ho visto alcuni rappresentanti dei partiti della coalizione e la prossima settimana incontrerò anche Micciché – racconta – e in tutti ho trovato grande sensibilità, disponibilità, un’apertura a ragionare insieme. E poi per decidere».
Con tono disteso Musumeci apre e chiude le virgolette dove il discorso va evidenziato: «E poi decido». Torna il punto cruciale, il presidente dovrà fare scelte che senta inappuntabili al 100%. Nessuna imposizione, nessuna forzatura. Certo, i partiti che lo devono sostenere vanno messi d’accordo. Ma Musumeci ha già un modello da seguire. Il suo.
«Quando fui eletto presidente della Provincia di Catania – spiega – venivo da anni di opposizione e diedi vita ad una giunta con persone che rappresentavano i partiti della coalizione, con storie spesso molto diverse. Beh, ricordo che non ci fu mai un accenno di crisi. Così come ebbi rapporti sempre molto sereni con le organizzazioni sindacali, che pure, eravamo ai tempi della Triplice, non si può certo dire fossero vicini alla mia parte politica».
Modello Provincia Catania. Nello Musumeci riparte da quell’esperienza, due mandati consecutivi, di amministrazione trasparente, di pratiche di buon governo, di dialogo anche con le opposizioni. Mai come oggi alla Sicilia serve qualcosa di eccezionale per ripartire. Musumeci ha incontrato ieri alcuni dirigenti generali della Regione. Anche qui, come abbiamo anticipato ieri, sarà spoil system, ma conservando e, anzi, valorizzando quelle che sono effettivamente risorse, uomini che hanno esperienza, conoscenza, competenza. E hanno dimostrato di essere la parte buona di una macchina che non è da rottamare, ma da rifondare. Fondamentale sarà anche lo stile, il rapporto con i cittadini, con i siciliani che non ne possono più.
«Ho incontrato oggi – dice il presidente – anche il questore e il responsabile della sicurezza per la Presidenza. Dovevo anche decidere dove andare a vivere dopo il mio insediamento. La scelta stava, come sempre, tra l’alloggio dentro Palazzo d’Orlèans, oppure affittare un appartamento o vivere in albergo. Ho scelto l’alloggio di Palazzo d’Orlèans. Sì, lo so, sarà un po’ come vivere in caserma, ma voglio entrare dentro questa avventura fino in fondo, viverla pienamente, con un impegno totale. Non sento in gioco la mia carriera politica, ma qualcosa di molto più importante: il destino di milioni di siciliani e della nostra terra. E’ una cosa davvero seria, terribilmente seria. Starò bene in caserma per cominciare questa battaglia per la rinascita. Poi si vedrà». La Sicilia