Il campo rom si farà. Il Comune di Roma ha confermato la procedura di gara per trovare un’area attrezzata sulla Tiberina, dopo che l’Anac di Raffaele Cantone aveva momentaneamente sospeso per avviare una procedura di monitoraggio. L’Anac, però, non ha ravvisato alcuna irregolarità e ha, quindi, confermato il bando che prevede l’insediamento d 120 famiglie rom, pari ad oltre 400 persone, che finora vivono nel Camping River, la cui chiusura è prevista per il 30 giugno prossimo.Nella determina dirigenziale del Comune del 7 marzo scorso si legge che: “La revoca o annullamento della gara comporterebbe le dimissioni dalla struttura privata ospitante, entro il termine ultimo del 30 giugno 2017, di circa n. 420 persone (di cui più della metà minori, come risulta dall’ultimo censimento realizzato dalla Polizia Locale nel gennaio – febbraio 2017), persone in condizioni di fragilità e senza alternativa abitativa, che si vedrebbero bruscamente private dell’alloggio e di forme di protezione sociale, con possibili ripercussioni sulla sicurezza pubblica”.
Una decisione, questa, che vede la contrarietà anche delle associazioni per i diritti rom come la 21 luglio presieduta da Carlo Stasolla. “Dopo nove mesi di attesa, tra promesse e rassicurazioni, il problema delle baraccopoli romane invece di risolversi, si aggrava – commenta Stasolla a Romatoday – il Piano della giunta Raggi è un film dal finale già visto: porterà ad una frammentazione delle comunità con la ripresa di un ciclo di occupazioni abusive, nuove baraccopoli, sgomberi. Torneranno a lievitare i costi del nuovo ‘sistema di accoglienza a 5 Stelle’ che, nel passaggio al camping o al centro di accoglienza, attirerà gli speculatori del sociale. Non combatterà la povertà ma colpirà i poveri”. A lasciare perplessi è la ripartizione dei fondi a disposizione nel bando. Dei 1.270.000 euro stanziati, quasi il 20% è destinato alla vigilanza, il 76% alla gestione e meno del 4% all’inclusione. Una scelta che va in controtendenza rispetto agli imput che arrivano dall’Europa e che prevedono l’attuazione di un piano di fuoriuscita dai campi.