Conto alla rovescia scaduto, signori. Inizia ufficialmente la presidenza di Donald Trump, ex candidato impresentabile che da adesso in avanti potremo vedere, valutare e giudicare. Sapete, in questi giorni diversi amici, incuriositi dal mio entusiasmo, mi hanno chiesto che succederà. E a loro ho dato la medesima risposta che sono costretto a dare a voi che leggete: non so. Infatti, anche se fui tra i pochi – mi sia concesso questo piccolo vanto – a scommettere sul tycoon a poche ore dal voto, quando l’ultimo sondaggio dava oltre il 90% di possibilità trionfo alla Clinton, non voglio sbilanciarmi a prevedere nulla. Certo, sono ottimista anche se riconosco a Trump tutti i limiti umani e non tutte le sue nomine, francamente, mi paiono indovinate. Dunque vedremo.
Tuttavia, volete mettere che spasso quanto sta finendo? Se ne va un Nobel per la Pace col pallino dei droni e delle destabilizzazioni internazionali; e con lui la narrazione buonista, la fanfara progressista, il carrozzone arcobaleno. Da quanto è dato capire, poi, vedremo pure meno eurofili entusiasti, meno giornalisti impazienti di orientare l’orientare l’opinione pubblica che dovrebbero raccontare, meno furore immigrazionista, e, dulcis in fundo, meno sorrisetti delle Botteri e dei Severgnini, il quale anche due giorni fa pontificava svelandoci un gran segreto, e cioè che la maggioranza elettorale non ha sempre ragione (noi cattolici vintage, che saremmo retrogradi, l’avevamo già scoperto quando preferirono Barabba a Gesù). Buon lavoro, allora, Presidente. E grazie: ci hai già liberati ancora prima d’iniziare.