di Gerardo Adinolfi
MILANO – L’erba del vicino non è sempre più verde. Mentre in Italia i pendolari liguri protestano contro l’aumento del 5% dei biglietti e degli abbonamenti ferroviari regionali ai “colleghi” britannici non va meglio. Dopo l’ultimo aumento dell’inflazione che ha fatto salire il prezzo delle tariffe, i passeggeri delle ferrovie della Gran Bretagna subiranno una nuova ondata di incrementi. Un +2,3 per cento che farà pagare ai passeggeri delle ferrovie inglesi fino a sei volte di più rispetto ai viaggiatori nel resto d’Europa, Italia inclusa. Tariffe che, tra l’altro, sono salite inesorabilmente da quando il governo di Margaret Thatcher ha privatizzato le ferrovie.
A novembre l’inflazione in Gran Bretagna si è attestata all’1,2% in crescita rispetto allo 0.9% di ottobre. Un incremento che è stato superiore alle attese e dovuto anche all’effetto Brexit, il referendum che ha sancito la decisione di uscire dall’Unione Europea. La crescita dell’inflazione, secondo gli esperti, appare legato alla svalutazione della sterlina e all’allentamento monetario messo in atto dalla Banca d’Inghilterra dopo il voto sulla Brexit. L’inflazione ha così provocato l’aumento delle tariffe, con una percentuale che è risultata quasi il doppio del tasso di inflazione e soprattutto tre volte più alta dei rincari del 2016.
Prendere un treno a Londra, insomma, non è per tutte le tasche. E che i trasporti dell’UK siano più cari degli altri è noto da tempo. Ma l’ennesimo rincaro, di tre volte più alto dell’anno precedente, ha esasperato gli animi e le tasche dei viaggiatori. I cittadini britannici spendono più del 14 per cento del loro stipendio in ticket e abbonamenti per andare al lavoro. Molto più dei pendolari di Spagna, Francia, Italia e Germania che spendono, per viaggiare, tra il 2 e il 4 per cento dello stipendio. La notizia degli aumenti è stata lanciata dalle principali testate britanniche come il Times e la Bbc e ha provocato proteste all’esterno di centinaia di stazioni dove associazioni e comitati si sono ritrovati.
“L’incremento delle tariffe – ha detto Lianna Etkind, dell’associazione Campaign for Better Transport – è un altro pugno nello stomaco per i passeggeri”. Negli ultimi anni sono stati 230 mila i clienti delle ferrovie inglesi che hanno dovuto lasciare il lavoro perché l’abbonamento o il biglietto da casa all’ufficio costava troppo e secondo alcune ricerche altri 80 mila – segnalano i media inglesi – prenderanno in considerazione questa possibilità. In alcuni casi il costo del viaggio, al minuto, arriva a toccare i 27 pence, cioè 32 centesimi di euro. Ma perché in Gran Bretagna prendere il treno costa molto di più? Lo spiega Richard Westcott, corrispondente della Bbc: “Le tariffe sono aumentate del 25% dalla metà degli anni 90, perché i governi che si sono succeduti hanno cambiato la proporzione del costo del servizio pagato dai passeggeri”. Prima era del 50%, ora è intorno al 70%. Ciò vuol dire che il trasporto ferroviario viene pagato in gran parte da coloro che lo utilizzano e meno dagli altri cittadini, tramite le tasse, che invece non lo prendono. Repubblica.it