Che al Corriere della Sera siano esemplarmente allineati alle istanze LGBT non è un mistero. Da anni infatti costoro operano da un lato enfatizzando o storpiando gli esiti di ricerche che sdoganerebbero le adozioni gay, e dall’altro presentando la cosiddetta famiglia tradizionale comunque un’infernale camera della tortura («La famiglia uccide più dei criminali», sono arrivati a scrivere il 23 agosto 2012), all’insegna di un giornalismo arcobaleno distante anni luce da un barlume di imparzialità. Ciò nonostante, ammetto di essere rimasto abbastanza sorpreso dall’accostamento ardito, per usare un eufemismo, che gli ex domiciliati in Via Solferino hanno scelto di fare presentando la protesta di un ragazzino messicano contro La marcia del Frente nacional por la familia, organizzata dopo le dichiarazioni del presidente Nieto il quale vorrebbe aprire alle nozze gay, nientemeno – tenetevi forte – che come una riedizione 2.0 di quella del Rivoltoso Sconosciuto, che a Piazza Tienanmen, il 5 giugno 1989, sfidò una colonna di carri armati, bloccando ad essi la strada.
Il paragone, anzi il messaggio è chiarissimo: sei contro le nozze omosessuali?Fiancheggiatore di regimi sanguinari. Osi, per qualche oscura ragione, ritenere ancora che la famiglia sia quella composta da uomo e donna? Vergognati, servo del regime. Manifesti per il matrimonio così com’è stato sempre conosciuto in ogni civiltà? Carro armato assassino. Ora, credo che anche tra i favorevoli al matrimonio gay un simile accostamento suonerà leggermente esagerato; anche perché non si conoscono violenze o pestaggi perpetrarti da manifestanti pro-family contro persone dalle tendenze omosessuali, mentre invece le aggressioni ai manifestanti per la famiglia, si pensi alle Sentinelle in Piedi, non solo vi sono state ma sono ampiamente documentate da testimonianze, filmati, financo ricoveri ospedalieri. Di più: anche se può sembrare strano se non inverosimile, non esiste neppure un legame diretto tra la diffusione della cosiddetta omofobia e la regolamentazione delle unioni omosessuali; non è cioè che la seconda scoraggi la prima.
Lo prova la Global Attitudes Survey on LGBTI, maxi indagine planetaria effettuata prima dell’approvazione delle unioni civili dall’ILGA – acronimo che sta per International Lesbian and Gay Association, non esattamente un’associazione tacciabile di omofobia – dalla quale è emerso come l’Italia, dei dodici Paesi europei considerati, figuri costantemente fra quelli i cui cittadini manifestano più apertura mentale; maggiore, per capirci di quella manifestata dagli spagnoli, dagli inglesi e dai francesi, che pur ci hanno notoriamente preceduti nell’agenda arcobaleno. Tutto ciò, evitando di incensarne le gesta attribuendovi un eroismo alla Pietro Micca (1677-1706), il militare che saltò in aria pur di fermare le truppe nemiche, andrebbe spiegato al dodicenne messicano, il quale ha liberamente (?) manifestato contro il corteo pro-family credendo, nella sua ingenuità, esista un legame appunto tra omofobia e mancato riconoscimento delle nozze gay («Ho uno zio gay e non voglio che venga odiato») che però, statistiche ILGA alla mano, come si è detto, non poggia su riscontro alcuno.
Ma torniamo ai redattori del Corriere della Sera, i quali – oltre ad aver dato prova di un giornalismo di faziosità difficilmente eguagliabile – sono, loro malgrado, caduti in un penoso cortocircuito. Infatti nel momento in cui hanno più o meno esplicitamente messo in chiaro che, per loro, condividere posizioni a favore del matrimonio tra uomo e donna sarebbe “omofobo”, se non persino totalitario, hanno lasciato intendere che considerano Beppe Severgnini, una delle loro firme di punta, un individuo pericolosissimo. E’ stato infatti proprio lo stimato editorialista lombardo, affrontando il tema, a spiegare: «Che ci posso fare? Non sono favorevole all’adozione e, prima ancora, al matrimonio, che è per definizione l’unione di un uomo e di una donna» (9 febbraio 2011). Dunque? Pure Severgnini è contro il Rivoltoso Sconosciuto di Piazza Tienanmen? Oppure al Corriere dovranno onestamente riconoscere che certi accostamenti, che avrebbero piena dignità in una testata diretta da Vladimir Luxuria, non sono da primo quotidiano d’Italia? Staremo a vedere. Intanto, se permettete, scenderei un secondo dal carro armato per prendere i pop-corn.