di Franca Maria Zappia Tringali
Ora che il clamore sugli esiti della Brexit è terminato, si può dire che l’esito del voto popolare era già scontato per vari motivi. La maggioranza dei votanti è anziana, pertanto viene naturale pensare che la maggior parte del corpo elettorale chiamato ad esprimersi ha nel suo Dna l’atavica politica dell’esaltazione dell’insularità tipica degli inglesi. I giovani, europeisti per non dire cosmopoliti, come ormai accade nei Paesi occidentali, sono in minoranza e non hanno potuto far valere il loro modo di approcciarsi alle cose, con modernità e slancio. Inoltre, è stato accertato che l’esito della Brexit non provocherà un effetto domino: malgrado un aumento dell’antieuropeismo, infatti, le condizioni in cui versano gli Stati membri non consentiranno ancora una loro uscita (fa specie il caso Grecia). Quanto è accaduto dovrebbe però portare ad una profonda riflessione.
La prima, personalissima: all’indomani del Referendum gli stessi inglesi si sono pentiti del voto che ha sancito la loro uscita dall’Ue. Per cui, pur considerando la democrazia la migliore fra le possibili forme politiche, parafrasando Leibtniz, appare ovvio che su questioni che implicano complessi rapporti internazionali sia di natura economica che socio-politica, il Popolo non può e non deve essere chiamato ad esprimersi, per il semplice motivo che la stragrande maggioranza non ha le dovute competenze e conoscenze per esprimersi sulla scorta di una necessaria consapevolezza. Si è votato seguendo le tradizioni più diffuse o le leadership più capaci di trascinare le masse e adesso ne piangeranno le conseguenze negative che secondo alcuni esperti ne deriveranno. L’altra considerazione: l’Europa deve cambiare rotta, non può e non deve essere né succube né dipendente dalla Germania. Il pangermanesimo adottato dalla Merkel e passivamente accettato dai membri Ue è stato ed è un grave errore: sta danneggiando tutti e sta provocando un aumento dei sentimenti euroscettici o ancor peggio antieuropeismi sfrenati che nel tempo potrebbero causare anche la fine dell’Ue. La stessa Germania dovrebbe comprendere che la prima a pagare sarebbe proprio lei e il prezzo sarebbe molto alto. Tenuto conto delle gravi problematiche che attanagliano l’Unione, quali l’immigrazione massiccia e irrefrenabile, la crisi economica ancora galoppante e una mancata politica militare, è altamente consigliato che le forze sane europee ripensino ed in fretta le politiche unitarie.