Parlare di terrorismo islamico e scriverne è sempre molto complicato. Come lo è parlare di mafia, argomento delicatissimo, intrecci di emozioni e storie, eroi che sono caduti ed altri che lottano ancora: perciò quando abbiamo avuto l’occasione di intervistare Giuseppe Antoci, il Presidente del Parco dei Nebrodi oggetto del primo fuoco mafioso da molti anni a questa parte (a breve nel cartaceo di Freedom24 e anche online), ci siamo chiesti che cosa gli avremmo domandato. Poi l’intervista ci è venuta naturale, Antoci è persona disponibilissima e niente affatto “distante” come ti aspetteresti da un eroe, posto che lui eroe non si considera e in realtà non è. Se avessimo un giorno la possibilità di parlare con un sopravvissuto al terrorismo islamico, cosa gli chiederemmo? Le similitudini tra i due terrorismi, quello islamico e quello mafioso autoctono, sono numerose e non finiscono nella violenza di cui riescono a macchiarsi: c’è qualcosa di più e di meno, una sorta di distinguo che si fa poi coincidenza. Onestamente, con chi preferiremmo avere a che fare, dovendoci trovare “a tu per tu” con un esponente delle due categorie? Con il terrorista o con il mafioso? Io così ad occhio direi col mafioso: parliamo perlomeno la stessa lingua, ma poi ripenso alle emozioni e alle storie, agli eroi caduti, alle bacinelle ripiene d’acido …
Non se ne esce se non nel vecchio modo, quello teorizzato duemila anni fa da Gesù. « Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani» (Matteo 10, 16-18). Non c’è altra soluzione che andare, come pecore in mezzo ai lupi, a indagare e comprendere questi fenomeni; essendo semplici, ma non stupidi. Ci sarà sempre un potere mortale, che sia quello dei governatori o dei re o del terrorismo o della mafia, che cercherà di ridurre la nostra volontà di conoscere e fare conoscere a pianto nel fango: e noi avanti, miti ma determinatissimi, a compiere il nostro dovere di uomini e di giornalisti per fare in modo che non sia più complicato e delicatissimo scrivere di terrorismo e di mafia. Un giorno sar